Unione europea: «Italia ha fatto bene su aviaria»
Il ministero della Salute ha comunicato che gli esperti comunitari hanno valutato positivamente le misure di controllo sanitarie del nostro Paese per sradicare i focolai di influenza nel pollame di Emilia Romagna
BRUXELLES - L'Unione europea (Ue) ha approvato le misure di controllo sanitarie dell'Italia per fronteggiare l'influenza aviaria. Lo ha reso noto il ministero della Salute, spiegando che nella riunione che si è tenuta a Bruxelles gli esperti dell'Ue hanno valutato e ritenuto «adeguate» le misure di controllo adottate dall'Italia per eradicare i focolai di influenza aviaria che si sono verificati in Emilia Romagna.
La Commissione europea ha ratificato le misure italiane e disciplinato le movimentazioni verso gli altri Stati membri e i Paesi terzi di pollame vivo e uova da cova provenienti dalle aree di sorveglianza della malattia (alcuni comuni delle province di Bologna, Forli-Cesena, Ravenna, Ferrara e Rovigo). La situazione sarà rivalutata a Bruxelles nella prossima riunione del comitato prevista per il 10 settembre prossimo.
TRE ALLEVAMENTI INFETTI - Al momento gli allevamenti infetti sono tre e - ha sottolineato il ministero della Salute - i servizi veterinari stanno portando a termine i controlli per verificare tutte le situazioni a rischio. Per quanto riguarda le misure di controllo già in atto a livello nazionale, il ministro della Salute valuterà «la situazione sia con le Regioni sia con le associazioni dei produttori il prossimo 28 agosto».
GLI AGRICOLTORI, EVITARE PSICOSI - La Cia-Confederazione italiana agricoltori ha espresso soddisfazione per «il plauso della Commissione Ue» che «ha promosso a pieni voti il nostro Paese sulla gestione dell'emergenza aviaria». Nella nota, la Cia ha spiegato: «Ora bisogna continuare su questa strada, implementando i nuovi vincoli sanitari di sicurezza intorno all'area colpita dai focolai e nel contempo ricordando sempre che non esiste in alcun modo un problema di allerta alimentare con rischi per la salute umana».
Infatti secondo la Confederazione: «Mai come oggi serve evitare psicosi collettive con effetti sui consumi che minacciano di danneggiare pesantemente un settore produttivo d'eccellenza. Non bisogna dimenticare che l'Italia è il secondo produttore europeo dopo la Francia con quasi 13 miliardi di uova e 1,2 milioni di tonnellate di carni avicole. Per un fatturato totale di 5,7 miliardi di euro e circa 100 mila addetti tra dipendenti diretti e indotto».
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