Governo: «Non informati di espulsione, fatto grave»
Lo si afferma in una nota del governo che giudica «grave la mancata informativa al governo sull'intera vicenda, che comunque presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari»
ROMA - Dall'indagine svolta sull'espulsione della moglie e della figlia minore del dissidente kazako Muktar Ablyazov «risulta inequivocabilmente che l'esistenza e l'andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell'interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia». Lo si afferma in una nota del governo che giudica «grave la mancata informativa al governo sull'intera vicenda, che comunque presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari». Tale aspetto «sarà oggetto di apposita indagine affidata dal Ministro dell'interno al Capo della Polizia, al fine di accertare responsabilità connesse alla mancata informativa».
Nella nota si riconosce che «la regolarità formale del procedimento e la sua base legale sono state accertate e convalidate da quattro distinti provvedimenti di autorità giudiziarie di Roma (Procura della Repubblica del Tribunale dei minorenni il 30 maggio, Giudice di Pace il 31 maggio, Procura della Repubblica presso il Tribunale e Procura della Repubblica per i minorenni il 31 maggio). A questi provvedimenti è da aggiungere l'indagine avviata dalla Procura di Roma nei confronti della signora Alma Shalabayeva, al cui ambito appartiene il provvedimento di dissequestro del giudice del riesame concernente il denaro e la memory card sequestrati alla signora». Tuttavia, «resta grave la mancata informativa al governo sull'intera vicenda, che comunque presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari».
Nella nota si rimarca comunque che «il governo, colti i profili di protezione internazionale che il caso ha sollevato, si è immediatamente attivato, attraverso sia il Ministero dell'interno sia il Ministero degli affari esteri, per verificare le condizioni di soggiorno in Kazakhstan della signora e della figlia, nonché a garantirle il pieno esercizio del diritto di difesa in Italia avverso il provvedimento di espulsione convalidato dal giudice di pace».