29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Quirinale 2013

Da Ciampi a Napolitano, la moral suasion dei partiti per il bis

In tempi recenti con Oscar Luigi Scalfaro la possibilità non fu quasi ventilata e Francesco Cossiga si dimise prima, il 28 aprile 1992, a due mesi dalla scadenza naturale del mandato. Dimissioni, peraltro, annunciate in tv con un discorso tenuto simbolicamente il 25 aprile

ROMA - La tentazione del «bis» ha accompagnato spesso la fine dei settennati al Colle. Tentazione delle forze politiche e invito a restare rivolto all'inquilino del Colle. Ma solo in due casi l'ipotesi è parsa fin dall'inizio concreta: in quello di Giorgio Napolitano quando, prima volta nella storia della Repubblica, si è avverata davvero e, sette anni prima, con Carlo Azeglio Ciampi.

In tempi recenti con Oscar Luigi Scalfaro la possibilità non fu quasi ventilata e Francesco Cossiga si dimise prima, il 28 aprile 1992, a due mesi dalla scadenza naturale del mandato. Dimissioni, peraltro, annunciate in tv con un discorso tenuto simbolicamente il 25 aprile.

Con Napolitano il pressing, vista anche la difficile situazione politica, è iniziato mesi fa. E più volte il presidente ha spiegato privatamente e pubblicamente che non aveva intenzione di accettare un secondo mandato. Ma società civile (in Rete e su Facebook si sono creati gruppi ad hoc), mondo politico e del giornalismo non si sono arresi. E' il 10 marzo quando il portavoce di Giorgio Napolitano, Pasquale Cascella, risponde all'appello lanciato in un editoriale dal direttore del Corriere della sera per un bis di Napolitano. Non c'è spazio per un secondo mandato. Poi, anche con un tweet, cerca di mettere uno stop agli appelli a un nuovo settennato: «Una regola di rispetto della persona e dell'istituzione consiglierebbe di considerare la questione chiusa».

C'è poi la nota ufficiale in cui Napolitano rende pubblica la sua decisione, il 21 febbraio. In quell'occasione ricorda di aver «da tempo pubblicamente indicato le ragioni istituzionali e personali» «nel modo più limpido e netto». Inoltre rispetto al compito che attende il Parlamento in seduta congiunta «ogni ipotesi appare oggi prematura». E invece, per una strada tortuosa e sofferta, si è arrivati al bis.

Prima di Napolitano il pressing per il secondo mandato aveva investito Carlo Azeglio Ciampi. Che il 3 maggio del 2006, nella sua Livorno, prima e unica visita del settennato, a chi dalla piazza gli gridava «vogliamo il bis» (c'era anche chi l'aveva scritto su un muro vicino al porto) aveva risposto accendendo una speranza: «Ora vediamo». Ma in quella stessa giornata, giunto a Roma aveva dettato la nota ufficiale: nessun nuovo settennato, sia per l'età avanzata, sia perchè «il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato». Parole ricordate oggi polemicamente da Beppe Grillo sulla sua pagina Facebook.

Infine una nota di colore. In quella stessa giornata l'allora senatore a vita Giorgio Napolitano dichiarò ai giornalisti che era necessario «fare ogni sforzo per un secondo mandato di Carlo Azeglio Ciampi o, se proprio lui non dovesse essere disponibile, perchè ci sia una personalità che mantenga forte la figura di garante». Di lì a poco, il 15 maggio, il Quirinale sarebbe passato nelle sue mani. Per due mandati.