22 marzo 2025
Aggiornato 06:30
L'ex Premier lancia la sua lista

Dopo la mossa di Monti sale la tensione nel «Nuovo Centro»

Il Premier decide di rompere gli indugi e bruciare i tempi, presentando da solo il listone unico al Senato e varando una lista «personale» alla Camera. Nei partiti alleati, in Fli come nell'Udc, i veti incrociati generano l'impossibilità di riunirsi sotto il nome del Prof anche a Montecitorio. E seminano molti dubbi sui rischi dell'intera operazione

ROMA - «Facciamo una conferenza stampa. Adesso». Erano le 11 di stamane e Mario Monti aveva infine capito che la lista unica alla Camera non rappresentava opzione praticabile, a causa delle resistenze di Montezemolo e Casini. Alla fine l'incontro con la stampa si è tenuto a sera, a causa dei tempi tecnici, come è stato prontamente spiegato al Professore. Ma la sostanza resta invariata, il premier decide di rompere gli indugi e bruciare i tempi, presentando da solo il listone unico al Senato e varando una lista 'personale' alla Camera. Nei partiti alleati, in Fli come nell'Udc, i veti incrociati generano l'impossibilità di riunirsi sotto il nome del Prof anche a Montecitorio. E seminano molti dubbi sui rischi dell'intera operazione.

Già ieri sera Monti, dopo aver incontrato Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, aveva compreso tutte le difficoltà di dare vita a una lista unica alla Camera. E questo nonostante la considerasse soluzione percorribile, al pari del leader di Fli. E invece no, perché ItaliaFutura da una parte, l'Udc dall'altra frenavano convintamente tanto da rendere impraticabile l'unità a Montecitorio. Nè è servito il nuovo rapido colloquio mattutino con Pier e Gianfranco, stamane, come non sono bastati i contatti con l'area montezemoliana. Avanti tutta, allora, sulla presentazione delle proprie liste, con l'aggiunta alla Camera della dicitura 'Scelta civica', reclamata dalla società civile che sostiene l'operazione.

Più che lo slogan, comunque, conta quanto annunciato dal premier in una conferenza stampa (senza domande) organizzata nell'hotel romano che fu residenza fissa di Gianni De Michelis e ospitò tanta parte del socialismo degli Anni Ottanta, il Plaza. I paletti fissati da Monti, infatti, risultano tanto stringenti da allarmare non poco il quartier generale dei casiniani e quello dei finiani. Quando infatti il presidente del Consiglio promette che saranno valutate «condanne e processi penali pendenti, conflitto di interessi, rispetto del codice antimafia», intende di fatto rilanciare come stella polare i principi del decreto Severino sulle liste pulite, ma stringente come quello entrato in Cdm alcuni mesi addietro, in seguito 'addolcito'. Su questi principi, spiegano i montiani, il Professore intende dar battaglia in campagna elettorale.

Ma non basta. Monti annuncia anche che il limite per ricandidare i parlamentari uscenti con un'anzianità superiore ai tre mandati prevederà un «massimo di due deroghe per ciascuna lista». Non è difficile comprendere la portata di tale paletto, basta spulciare la lista degli uscenti di Udc e Fli per capire che diversi big resteranno a bocca asciutta. Nel partito di Fini, ad esempio, sono parlamentari di lungo corso il presidente della Camera, ma anche dirigenti come Bocchino e Menia. In quello di Casini va ricordata la lunga militanza del leader, ma anche l'ininterrotta presenza parlamentare di figure significative come Buttiglione e Tassone. La tensione è già salita oltre il livello di guardia e nelle prossime ore è destinata ad aumentare ancora.

Come se non bastasse, va poi considerata la scelta montiana di escludere dalle liste 'Con Monti per l'Italia' della Camera figure parlamentari, riservando i posti solo ad esponenti della società civile. I transufughi del Pd e del Pdl (da Ichino a Pisanu e Mauro) dovrebbero a questo punto trovare ospitalità nel listone del Senato. Rispetto al quale, però, è già in corso una dura trattativa (domani è in agenda un nuovo round, al quale potrebbe partecipare anche Monti) per definire le 'quote' da riservare alle diverse aree che lo compongono. L'Udc spinge per ottenere il 40%-45% delle candidature. Fini mira al 10%-15%. Il resto spetterebbe all'area civica di Monti, agli uomini del Professore e agli 'ospiti' provenienti da Pd e Pdl in quota premier. Un primo segnale che dimostra la portata della sfida è la scelta di via dei Due Macelli di puntare molto sul nome di 'Casini' nel simbolo Udc della Camera. «Con la massima evidenza», precisano. Competition is competition.