9 settembre 2024
Aggiornato 09:30
Il Colle attende orientamenti chiari

Scenari «astratti» sul voto

Dopo la ventilata minaccia del Pdl e di Silvio Berlusconi di togliere la fiducia al governo di Mario Monti se non ci sarà l'election day. Da tutto questo il Quirinale si tira fuori e attende di conoscere gli orientamenti politici che ciascuna forza esprimerà nelle sedi deputate

ROMA - Scenari «astratti» e fantasiosi circolano in queste ore dopo la ventilata minaccia del Pdl e di Silvio Berlusconi di togliere la fiducia al governo di Mario Monti se non ci sarà l'election day. Da tutto questo il Quirinale si tira fuori e attende di conoscere gli orientamenti politici che ciascuna forza esprimerà nelle sedi deputate.

Esattamente come successe tre settimane fa con l'ultimatum del Pdl sull'election day il presidente della Repubblica resta ancorato all'interesse generale del paese come stella polare per le decisioni da prendere sul destino della legislatura. In quell'occasione, era il 16 novembre, dopo un vertice con i presidenti delle Camere e il premier, il capo dello Stato aprì all'ipotesi di un voto unico di regionali e politiche per il 10-11 marzo, unico termine compatibile con l'espletamento di alcuni compiti 'ineludibili' da parte del governo e del Parlamento, come la legge di stabilità e la riforma elettorale. Ma quella finestra si è chiusa quando il Consiglio di Stato ha sancito che nel Lazio si deve votare a febbraio, e la Polverini ha fissato la data del 10-11 febbraio, a quel punto lo scenario più probabile sarebbe stato quello di un election day solo per le tre regioni chiamate al voto, Lazio, Lombardia e Molise. Ma da oggi la partita si è ulteriormente complicata perchè una nuova sentenza del Tar impone l'anticipo di una settimana della data del voto nel Lazio, ossia 3-4 febbraio.

Al Colle però spiegano che, al netto della legge di stabilità, che verrà licenziata a fine dicembre, le elezioni non si potranno tenere prima di due mesi, perchè la legge stabilisce che per andare alle urne debbano passare non meno di 45 giorni dallo scioglimento delle Camere. E facendo due calcoli e considerando lo stop del Parlamento nei primi di gennaio si arriva inevitabilmente a votare i primi di marzo. Comunque su tutto valgono gli «orientamenti politici» espressi dai partiti e i «dati concreti della situazione politica e istituzionale». Perciò se qualcuno vuole sfiduciare Monti lo deve fare in Parlamento assumendosene la responsabilità e sapendo che altre soluzioni o «farneticazioni» di altri premier al posto di Monti per arrivare al voto, come quelle circolate oggi nei corridoi di Montecitorio, non sono credibili.

Stasera Bersani vedrà Monti e dirà la sua, mentre Berlusconi e il Pdl hanno aggiornato a domani il vertice che doveva definire la linea sia sull'election day che sulla legge elettorale, tema strettamente legato a quello della data del voto. Riforma elettorale che a Napolitano sta particolarmente a cuore e sulla quale resta vigile e in attesa di capire cosa faranno i partiti prima di stabilire il peso e le modalità del suo intervento.