Faccia a faccia Berlusconi - Alfano
I nodi, naturalmente, restano tutti da sciogliere. Perché l'idea di spacchettare il Pdl è nell'orizzonte di Berlusconi, così come lo scetticismo nei confronti di primarie considerate inutili, se non addirittura dannose. Proprio intorno alle consultazioni lanciate in tutta fretta dopo la disfatta siciliana il partito continua a discutere e a dividersi
ROMA - Un faccia a faccia, prima o poi, si doveva svolgere. D'altra parte l'ultima volta che Silvio Berlusconi e Angelino Alfano si sono trovati nella stessa stanza non c'era ancora stata la sentenza Mediaset, né la conferenza-sfogo di villa Gernetto. E neppure il voto in Sicilia con annessa debacle del Pdl. Nel frattempo tra i due ci sono state telefonate, dimissioni respinte e il rilancio delle primarie tanto care all'ex Guardasigilli.
Ma in politica il tempismo resta fattore essenziale. E a volte anche il destino ci mette del suo. Oggi, infatti, è il compleanno di Alfano e - gioco forza - le affettuosità del caso avranno un ruolo nella cena in programma per questa sera a palazzo Grazioli tra il Cavaliere e il suo delfino mancato. Silvio Berlusconi, dopo una giornata tra fanghi e laser terapia a Montecatini, e prima di andarsi a godere il sole di Malindi, ha trovato spazio nella sua agenda per incontrare Angelino.
I nodi, naturalmente, restano tutti da sciogliere. Perché l'idea di spacchettare il Pdl è nell'orizzonte di Berlusconi, così come lo scetticismo nei confronti di primarie considerate inutili, se non addirittura dannose. Proprio intorno alle consultazioni lanciate in tutta fretta dopo la disfatta siciliana il partito continua a discutere e a dividersi. A dare il senso del clima, pessimo, basta Sandro Bondi. Nel braccio di ferro tra i colonnelli che sostengono Alfano e i berlusconiani duri e puri che invocano l'ex premier, l'ex ministro ha già scelto da che parte stare. Senza giri di parole chiede all'intera classe dirigente un passo indietro e chiama in causa direttamente i capigruppo: «Si dimettano».
In questo clima traballa anche il patto interno che ha portato al rilancio delle primarie. Perchè se Alfano è in campo, al pari di Daniela Santanché e Giancarlo Galan, per il resto impazza il totonomine. Maria Stella Gelmini, idea del Cav per sparigliare e forse un po' per 'sabotare', non sarebbe stata valutata una strada percorribile. Giulio Tremonti attende. Guido Crosetto anche. La candidatura di Giorgia Meloni sarebbe invece osteggiata in queste ore da una parte degli ex An, ma nulla è ancora definitivo. Nel partito e fra correnti è tutto un delicato e fragile equilibrio. Fra le incognite c'è anche Gianni Alemanno. Nelle ore in cui il consiglio comunale traballa sull'approvazione del bilancio, il sindaco cerca una strada percorribile per smarcarsi dalla Capitale e nello stesso tempo pesare nel partito. Magari addirittura candidandosi alle primarie.
Il tempo stringe e per discutere di primarie il segretario ha convocato nel pomeriggio i coordinatori regionali. Ne è uscito un quadro complicato. Elevati i costi della consultazione, pochi i soldi nelle casse del partito, ancor meno i giorni a disposizione - quarantacinque - per organizzare il voto. Alfano ha invocato impegno e coesione, ma per ragioni di opportunità non ha chiesto consenso sulla propria candidatura. Un segnale però il segretario ha voluto darlo: «Non si discute di spacchettamento, il partito va avanti unito. Al massimo potremmo cambiare il simbolo».
- 03/10/2014 Alfano denuncia Berlusconi
- 03/10/2014 Toti: Fitto è il signor nessuno
- 02/10/2014 Capezzone a Verdini: ci hai dimezzati
- 02/10/2014 Berlusconi ripudia Fitto