9 dicembre 2024
Aggiornato 14:00
Segnale di accelerazione

Ddl corruzione, al Senato già a metà ottobre

Probabile la presentazione di un maxiemendamento sulla parte penale del provvedimento. Quanto agli emendamenti salva-Ruby, che potrebbero bloccare il processo per concussione a Silvio Berlusconi in corso a Milano, non sono sostenibili né dalla maggioranza né dal Governo

ROMA - Il ddl anticorruzione è in marcia: con la convocazione, oggi, di una seduta notturna delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, il Senato, nuovamente spronato dal suo presidente Renato Schifani, ha dato un segnale di accelerazione che dovrebbe garantire quanto meno sul fatto che il tempo della melina è definitivamente archiviato. «Il mio auspicio e quasi certezza è che farò di tutto perché tra meno di due settimane il testo del ddl anticorruzione approdi in Aula, dove la politica si misurerà e voterà», ha detto Schifani.

Quanto ai contenuti, è ormai questione di giorni: giovedì il Governo dovrebbe esprimere i suoi pareri sugli emendamenti ma fonti parlamentari e governative concordano nel ritenere più probabile la presentazione di un maxiemendamento sulla parte penale del provvedimento. Del resto il ministro della Giustizia Paola Severino lo ha quasi annunciato: «Potrebbe esserci un emendamento del Governo su alcuni reati», ha spiegato lasciando il Senato dopo i lavori delle commissioni.

Quanto agli emendamenti salva-Ruby, che potrebbero bloccare il processo per concussione a Silvio Berlusconi in corso a Milano, non sono sostenibili né dalla maggioranza né dal Governo ed è difficile immaginare oggi che il Pdl si voglia esporre pubblicamente addossandosi l'accusa di aver affondato il provvedimento per ottenere una norma ad personam. E in mattinata la guardasigilli aveva liquidato così le domande sul tema specifico: «Ho parlato di norme equilibrate. C'è l'impegno del ministro a rimodulare le fattispecie di traffico di influenze illecite e corruzione fra privati: su quello c'è l'impegno per un testo migliore, il resto è dibattito».

Quindi i temi realmente in discussione sono quelli del traffico di influenze e della corruzione fra privati. Iil ministro aveva promesso al Pdl una apertura a possibili «miglioramenti», ma dal Pd continua il fuoco di sbarramento contro quelle che Anna Finocchiaro ha definito delle 'prese in giro'. Il sacrificio politico chiesto ai democratici potrebbe risultare oneroso, se le uniche modifiche proposte dal ministro dovessero riguardare solo un accoglimento, sia pur parziale, delle richieste del Pdl. Ma è anche vero che si è affievolita la voce degli ultimatum e penultimatum azzurri sulla necessità di approvare o comunque di far avanzare contemporaneamente alla corruzione anche i provvedimenti sulle intercettazioni e sulla responsabilità civile dei magistrati, che sonnecchiano nei cassetti della Camera (il primo) e del Senato (il secondo).

Silvia Della Monica, che per il Pd guida la battaglia in commissione, ha smontato oggi una delle bandiere del Pdl, la cosiddetta norma 'anti-Batman' che dovrebbe servire a evitare il ripetersi dei casi Fiorito: «Attualmente il peculato è punito con una pena minima da tre a dieci anni» mentre con la proposta del Pdl chi si appropria di contributi pubblici rischierebbe tra due e sei anni, «quindi si abbassa anche la prescrizione: sarebbe sette anni e mezzo invece dei dodici anni e mezzo attuali».

Ancora più netta la posizione dell'Idv (che però non fa parte della maggioranza pro-Monti): secondo Luigi Li Gotti con l'emendamento salva-Ruby «i pidiellini sono stati trovati con le mani nella marmellata» e il Governo non deve «accettare accordi al ribasso». Anche se il leader Antonio Di Pietro lo ha poi corretto: «Meglio dare un segnale», ha osservato, piuttosto che consentire un peggioramento del testo della Camera, quindi il ddl va approvato «senza perdere tempo, anche ricorrendo alla fiducia».