20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Dibattito alla festa dell'Idv a Vasto

Ingroia: Non mi aspettavo la reazione del Colle

Il Magistrato di Palermo: Paradossale dare la colpa alla Procura su vuoto legislativo. Non ci fu solo una trattativa. La classe dirigente del paese compromessa con il crimine. Io candidato? Non ci sono decisioni da prendere. Mie parole scandalo, a seconda di dove le dico

VASTO - «Assolutamente no»: risponde così il magistrato Antonio Ingroia a chi gli chiede, durante un dibattito alla festa dell'Idv a Vasto, se si aspettasse il sollevamento di un conflitto di attribuzione da parte del Quirinale contro la Procura di Palermo. «È uno strumento legittimo - ha aggiunto Ingroia -. Il Quirinale ne aveva a disposizione altri. Visto i precedenti non mi aspettavo che sollevasse il conflitto».
Il precedente a cui si riferisce Ingroia è quello dell'intercettazione del presidente Oscar Luigi Scalfaro da parte della Procura di Milano: «Allora nessuno sollevò il conflitto di attribuzione» ma fu l'allora ministro della Giustizia Flick a parlare di un vuoto normativo che il Parlamento doveva colmare. «Il Parlamento non è intervenuto - ha concluso Ingroia - e la colpa ora è diventata della Procura di Palermo, è un paradosso».

Per l'Italia vedo il bicchiere mezzo pieno - «L'attenzione e la tensione che avverto qui è la stessa che avverto nel Paese e questa è la ragione per cui vedo ancora il bicchiere mezzo pieno. In questo Paese non si è mai arrivati a tutta la verità sulle stragi, non si è ancora vinta la mafia né la corruzione perché da sola la magistratura non può fare tutto ciò».

La classe dirigente del paese compromessa con il crimine - «Abbiamo avuto nel nostro Paese una classe dirigente profondamente compromessa con i poteri criminale. Spesso sono cambiati i volti ma il modo di relazionarsi con la mafia e con la corruzione è rimasto lo stesso».
Ingroia ha osservato che «non è impossibile trovare la verità sulle stragi né sconfiggere la mafia e riportare la corruzione entro limiti fisiologici, ma bisogna cambiare» il modo di relazionarsi verso questi fenomeni e quindi il modo di essere classe dirigente.

Io candidato? Non ci sono decisioni da prendere - «Un futuro politico da commentatore del Guatemala sì»: il magistrato Antonio Ingroia prima scherza sulla eventualità di una sua candidatura politica ma poi, dal palco dell'Idv a Vasto, chiarisce che «non ci sono decisioni imminenti da assumere...».

Non cerco consensi, ho ricevuto più attacchi - «Mi preoccupa la confusione e la costante sovrapposizione» tra magistratura e politica, «io non cerco consensi alle mie indagini, ai miei processi con i quali ho avuto più attacchi che consensi».
«Se si cercano i consensi è più facile occuparsi di coppola e lupare e di collusioni con i colletti bianchi», ha detto.
Ingroia ha poi ricordato di «non potere essere indifferente come magistrato all'inerzia della commissione Antimafia» dei tempi delle stragi né «all'impegno della commissione Antimafia di oggi frutto anche dell'attenzione dei cittadini».

Politica connivente ostacolo a verità - «Noi abbiamo bisogno di un altro modo di essere classe dirigente. Io sono consapevole che il risultato di verità dimezzate sulle stragi, il risultato di una politica di connivenza con la mafia sarà il fatto che non sarà consentito a noi magistrati di scoprire la verità».

Da ritardo Commissione dubbio si sapesse - Dal palco della festa dell'Italia dei valori a Vasto il magistrato Antonio Ingroia, che indaga sulla presunta trattativa Stato-mafia, rivolge una domanda ai politici: «Che risposta date al fatto che solo oggi la commissione Antimafia si occupa della strage. Questo ritardo di vent'anni nasce da distrazione e miopia o non è che nasce dall'imbarazzo che sullo sfondo, in certi ambienti, si sapeva che c'era stata una trattativa che aveva determinato omicidi e stragi».

Non ci fu solo una trattativa - «Ci fu una macro trattativa con la quale la mafia, detto brutalmente, voleva ricostruire un patto di convivenza con lo Stato e con la politica e dentro questo ci furono altre tre micro trattative che si conclusero con il 1994».

Mie parole scandalo, a seconda di dove le dico - «Io dico sempre cose che non dovrebbero destare scandalo, ma se queste cose le dico alla festa di un certo partito tutto bene, se le dico alla festa di un altro partito destano polemiche».