19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Prove di dialogo

Ddl anticorruzione, segnali di fumo Severino e Pdl

Domani riprende il suo tormentato cammino parlamentare nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. Da un lato, infatti, il ministro della Giustizia Paola Severino ha ribadito di non essere disponibile alle trattative «a pacchetto», chieste a gran voce dagli azzurri che si richiamano al patto Alfano-Bersani-Casini garantito a suo tempo dal premier Mario Monti

ROMA - Segnali di fumo tra Governo e Pdl sul ddl anticorruzione, che domani riprende il suo tormentato cammino parlamentare nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. Da un lato, infatti, il ministro della Giustizia Paola Severino ha ribadito di non essere disponibile alle trattative 'a pacchetto', chieste a gran voce dagli azzurri che si richiamano al patto Alfano-Bersani-Casini garantito a suo tempo dal premier Mario Monti: «Non esistono scambi» ha ammonito la guardasigilli a proposito del preteso legame con intercettazioni e responsabilità civile dei magistrati. Dall'altro però ha ribadito la sua intenzione di cercare il dialogo, rendendosi disponibile a modifiche purché «migliorative» sui discussi reati di corruzione fra privati e traffico di influenze illecite, che restano, a suo giudizio, «punti qualificanti» del ddl.
A questo proposito il ministro ha anche annunciato di essere al lavoro sul provvedimento che dovrebbe regolare il lobbismo 'lecito', l'altra faccia del traffico di influenze.

Severino: Avanti con i partiti di maggioranza - Dopo le anticipazioni di una intervista a Report diffuse dal sito del Corriere della Sera, Severino ha parlato in pubblico, intervenendo a un dibattito a Frascati organizzato dalle fondazioni Magna charta e Italia protagonista, di area Pdl. «Non sarà stato storico ma importante sì», ha commentato alla fine Gaetano Quagliariello, fra i promotori dell'iniziativa. «Credo fortemente nella possibilità di andare avanti con il contributo dei partiti che sostengono il Governo» ha affermato Severino, che però ha più volte ribadito la necessità di rispettare i tempi per l'ok definitivo al dl «entro la legislatura», e per questo ha accolto con favore l'intenzione, annunciata dal presidente Pdl della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli, di non consentire «tattiche dilatorie» sul ddl anticorruzione.
«Nella buona fede del collaborare - ha osservato Severino - c'è anche la possibilità di accordarsi perché un eventuale passaggio alla Camera avvenga nei tempi giusti per ottenere l'approvazione entro fine legislatura». L'importante, ha sottolineato Berselli, «è che il ministro non è venuto a dire che intende far approvare il testo Camera, passato tra l'altro a colpi di fiducia».
Sono solo segnali, resta da vedere se il ministero sarà in grado di reggere alle pressioni di chi le chiede garanzie sugli altri due provvedimenti chiave sulla giustizia. A dar voce ai dubbi del Governo oggi ci ha pensato il ministro della Pa Filippo Patroni Griffi, secondo il quale «non approvare il disegno di legge anti-corruzione significa infliggere al Paese un danno che non merita e non è in grado di sopportare oltre».

Su questi temi le tensioni restano vive anche tra le forze politiche, e mentre negli ambienti giudiziari si comincia a dar voce alla convinzione che solo un decreto del Governo potrebbe far passare le nuove norme impantanate in Parlamento (lo ha lasciato intendere il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia sull'Unità), fra Pd e Pdl infuria la polemica. «L'insistenza del Pdl nel voler affiancare alla questione della corruzione il tema delle intercettazioni e quello della responsabilità civile dei magistrati (contenuta nella Legge comunitaria...) in un non bene identificato 'pacchetto giustizia' è irragionevole e ricattatoria nei confronti del governo e anche del Parlamento», ha attaccato Anna Finocchiaro del Pd. Replica a stretto giro di posta di Maurizio Gasparri del Pdl: «La capogruppo del Pd - ha detto - può telefonare al segretario del Pd che le potrà confermare quanto il governo annunciò pubblicamente con una nota a marzo, al termine di una lunga riunione tra Monti, Alfano, Bersani, Casini e Severino. Si decise allora, e la cosa fu resa nota, che sarebbero state portate all'approvazione le leggi su intercettazioni, responsabilità civile, corruzione».

FLI: Legge fondamentale per la crescita - «La legge anticorruzione è per il suo stesso Dna una materia incompatibile con la ricerca di compromessi o accordi e la sua approvazione, in questo momento storico di grave crisi economica, non è più rinviabile perché rappresenta un altro tassello fondamentale nella cornice di azioni per far ripartire la crescita». E' quanto afferma la senatrice Maria Ida Germontani, componente dell'ufficio di presidenza nazionale di Fli e membro della commissione Finanze di Palazzo Madama.

IDV: Dal Pdl indegno ricatto per non fare legge seria - «L'indegno e intollerabile ricatto berlusconiano sull'anticorruzione rende bene l'idea quale sia la concezione di giustizia del Pdl. C'è l'assurda pretesa di imporre al Paese un inaccettabile pacchetto chiuso, per cui la legge contro la corruzione si può fare solo insieme ad altri due provvedimenti che con la corruzione non c'entrano niente, ossia il bavaglio sulle intercettazioni e la norma sulla responsabilità civile con cui intimidire e punire i magistrati». Lo afferma il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, che in una nota aggiunge: «E' chiaro che il Pdl non vuole approvare alcuna seria legge contro la corruzione, una legge che invece è un'assoluta priorità per un Paese che alla corruzione paga ogni anno una tassa occulta di almeno 60 miliardi di euro. Insomma, l'obiettivo alla fine è sempre lo stesso: l'impunità. Con buona pace della giustizia, quella vera, che - conclude Belisario - al Pdl non interessa per niente e a cui è, anzi, storicamente allergico».