Renzi contrattacca: D'Alema simbolo di un «partito vecchio»
Il sindaco di Firenze, invitato ad assistere alla convention del partito democratico americano, non ci sta e dai tavolini del bar dell'Hilton di Charlotte risponde alla polemiche degli ultimi giorni. Candidato alle primarie del Pd italiano, Renzi, 37 anni, è il volto nuovo del centrosinistra italiano, ma è accusato dai suoi stessi compagni di spaccare il partito
NEW YORK - Massimo D'Alema è il simbolo di un partito vecchio. Matteo Renzi da Charlotte, in North Carolina, lancia la controffensiva dopo che l'ex segretario del Pds lo ha definito inadatto a governare l'Italia. Il sindaco di Firenze, invitato ad assistere alla convention del partito democratico americano, non ci sta e dai tavolini del bar dell'Hilton di Charlotte risponde alla polemiche degli ultimi giorni. Candidato alle primarie del Pd italiano, Renzi, 37 anni, è il volto nuovo del centrosinistra italiano, ma è accusato dai suoi stessi compagni di spaccare il partito.
«La nostra non è una battaglia estranea o contro il Pd», afferma, sempre attento a usare il plurale, mai il singolare. «C'è un gruppo dirigente, che secondo me ha fatto il suo tempo, che si autodefinisce unico rappresentante del Pd, ma lo vedremo nelle primarie», promette battagliero. «Poi magari hanno ragione loro», scherza. «Io però sono l'unico sindaco italiano con una giunta monocolore del Pd, eppure sembra che ogni volta devo presentare le credenziali per far parte del partito».
«Nella visione dalemiana, dove la centralità sta nelle relazioni fra segretari, fra gruppi dirigenti e fra schemi parlamentari è sicuramente vero che fungiamo da rottura. Dal punto di vista tecnico ha ragione D'Alema», ammette Renzi. «Secondo me però è arrivato il momento di superare queste cose. Se ci sono le primarie sono i cittadini a determinare il programma. D'Alema è sempre stato abituato a immaginare i gruppi dirigenti che fanno accordi in parlamento e che di conseguenza dettano la linea alle discussioni contenutistiche. Per me è l'opposto. D'Alema è andato a Palazzo Chigi non perché è stato eletto, ma perché ha cucito una relazione con Mastella e Cossiga e quello che avanzava del centrosinistra».
Mentre in Italia c'è grande confusione sulle primarie del Pd, Renzi, che era stato invitato già nel 2008 alla convention di Denver, ma non era riuscito a partecipare, è molto affascinato dal sistema americano. «Credo in un modello di partito leggero, snello, non strutturato come lo immagina ad esempio il segretario Bersani», spiega. «Effettivamente c'è una visione diversa». Il dibattito sulle primarie, ancora in bilico, è molto forte. «Credo a un partito che nel momento in cui accetta che la selezione si faccia attraverso le primarie, fisiologicamente si spoglia di una funzione che è stata a lungo strategica, che era in mano ai dirigenti di partito», afferma il giovane sindaco fiorentino.
«Cambiando questo modello andiamo verso un modello più americano, e per me non è un male», continua. «Io sogno un modello americano destra-sinistra chiaro, con delle regole disciplinate possibilmente dalle leggi, dove comunque vai a sfidarti, talvolta con battaglie anche contro la macchina del partito. Perchè Obama», ricorda, «nel 2008 ha vinto proprio contro la macchina del partito, contro Hillary Clinton».
«Mettere in discussione le primarie significa mettere in discussione una delle regole fondamentali del Pd, che è nato non sulla base di un patto di potere, ma sulla base di una grande convocazione ai seggi e ai gazebi di tante persone», afferma Renzi. «Le primarie sono un elemento costitutivo del Pd, metterle in discussione significa mettere in discussione il Pd».
«Tecnicamente parlando un'ipotesi di dimissioni non sta né in cielo né in terra», afferma Renzi rispondendo a Beppe Fioroni, ex ministro e leader di area cattolica del Pd, che da Reggio Emilia lo ha esortato a dimettersi dal ruolo di sindaco entro il 28 ottobre, sei mesi prima delle elezioni. «Non chiedo compensazioni», spiega Renzi.
«Vorrei comunque invitare tutti i big del mio partito a non mettersi d'accordo per attaccare tutti insieme lo stesso giorno, ma più che altro per un problema logistico», commenta. «Tutte le volte che ci attaccano ci arrivano centinaia di richieste di fare comitati a supporto della candidatura alle primarie».
«Nel momento in cui si fanno le primarie», continua il sindaco, «alle nuove generazioni spetta il compito di andare a verificare se siamo soltanto buoni con le parole o se proviamo a raccontare un'Italia diversa, cosa che faremo a partire da giovedì prossimo a Verona».
«Vedo che c'è tanta gente che vuole fare questa battaglia», conclude. «Ai dirigenti del mio partito dico che questa competizione allarga il campo dei democratici, non lo restringe. E' un'opportunità. Per la prima volta un gruppo di ragazzi ha il coraggio di dire ci siamo. Dicono che non siamo autorevoli e incapaci? Lo vedremo», dice Renzi. «Questa battaglia non è solo generazionale, ma contenutistica».