1 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Politiche europee | Crisi del debito

Doccia fredda della BCE sul summit Monti-Rajoy

Milano -4,6%, Madrid -5,1%, spread a 509. Quando Mario Monti è sceso con Mariano Rajoy in conferenza stampa dopo oltre due ore di incontro alla Moncloa, il tracollo dei mercati pesa come un macigno sui due leader. Poco prima, a Francoforte, Mario Draghi aveva gelato le aspettative degli investitori, cedendo alla linea della Bundesbank

MADRID - Milano -4,6%, Madrid -5,1%, spread a 509. Quando Mario Monti è sceso con Mariano Rajoy in conferenza stampa dopo oltre due ore di incontro alla Moncloa, il tracollo dei mercati pesa come un macigno sui due leader. Poco prima, a Francoforte, Mario Draghi aveva gelato le aspettative degli investitori, cedendo alla linea della Bundesbank, innescando l'ennesimo giovedì nero delle Borse. Poco di tutto questo, però, traspare dalle parole del premier italiano e del suo omologo spagnolo. Anzi, Monti invita tutti a considerare «passi avanti» quelli compiuti dalla Bce. Sono piuttosto i mercati - sostiene - a non aver del tutto colto la portata delle novità, mossi come sono dalla necessità di dover agire in un «millesimo di secondo». Quanto all'Italia, il premier continua ufficialmente a spargere cauto ottimismo: al momento non è in agenda la richiesta di accesso allo scudo antispread, mentre l'ipotesi di un salvataggio semplicemente non esiste, «il nostro è uno dei bilanci più solidi dell'Ue».

MONTI CAUTO - Eppure, le aspettative frustrate dalla riunione del consiglio dei governatori, le tensioni sui mercati, tutte le difficoltà di una trattativa che procede per strappi certo non allontanano un'eventuale richiesta italiana di accesso all'ombrello anti spread e dunque un'eventuale firma del memorandum. Il presidente del Consiglio - sceso in conferenza stampa in ritardo rispetto alla tabella di marcia - si mantiene cauto, «non so se lo scudo ci occorre e se lo chiederemo», e nega che esista un legame tra questa vicenda e la permanenza in carica del suo Esecutivo: «La vita del Governo è destinata a durare quanto la vita residua della legislatura». Parlamento permettendo, precisa.

«L'ITALIA NON HA BISOGNO DI SALVATAGGI» - Il premier invita dunque a mantenere i nervi saldi nonostante le turbolenze, mettendo nero su bianco nella dichiarazione congiunta al termine del summit che i due Paesi faranno «tutto ciò che è necessario per proteggere» e «mantenere l'integrità e la stabilità della zona euro». Nervi saldi, anche se Monti sembra lievemente irritato quando un cronista traccia un parallelo tra eventuali bail out di Madrid e Roma. Il Professore distingue e precisa: «Di salvataggio di Stati, per l'Italia, non si pone il problema, grazie al cielo abbiamo uno dei bilanci pubblici più solidi d'Europa».

IL PROBLEMA RESTANO I MERCATI - Nonostante tutto, però, il precipizio non scompare dall'orizzonte e la battaglia in sede europea resta prioritaria per uscire dal tunnel. Non a caso Monti invita «tutti» a fare i «compiti a casa», con una postilla: «Senza contraddirci». E non a caso il premier insiste sulla necessità di «vigilanza bancaria europea», sollecita misure di «accompagnamento» anti spread, invoca un'accelerazione che dia forma e sostanza alle decisioni dell'ultimo Consiglio Ue. Il problema restano però i mercati, che scorgono invece una frenata targata Francoforte e registrano un successo della linea dei falchi tedeschi. Nonostante gli sforzi dei Paesi in prima linea sul fronte dell'attacco speculativo, nonostante anche le parole spese da Monti proprio per scongiurare questo rischio.

LO SPREAD ALTO NON PORTA BUONE POLITICHE E RIFORME - Come in Finlandia, quando di buon mattino il presidente del Consiglio aveva lanciato segnali in chiave interna, ma con lo scopo di provocare reazioni anche oltre confine: «Lo spread alto non porta buone politiche e riforme, ma l'esatto contrario, vi assicuro che se lo spread rimane a questo livello» per qualche tempo «vedrete un governo antieuropeista, antieuro e anti disciplina fiscale in carica in Italia». Segnali che non hanno sortito forse l'effetto sperato, al pari del richiamo alla valenza «comunitaria» del «problema» degli spread, come lascerebbe intendere la linea emersa dalla riunione Bce a Francoforte.