19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Riforme Costituzionali

Oggi l'ok del Senato, il Pdl incassa il semipresidenzialismo

Arriverà oggi il sì in prima lettura del Senato al ddl che modifica la seconda parte della Costituzione. Tiene asse con la Lega, ma sul Senato federale è pasticcio

ROMA - Arriverà oggi il sì in prima lettura del Senato al ddl che modifica la seconda parte della Costituzione: sulla carta potrebbe sembrare un grande traguardo, auspicato a tutti i livelli istituzionali. Di fatto si tratta di una delle più significative spaccature per la strana maggioranza che sostiene il governo Monti con il Pdl da una parte e il Pd e l'Udc dall'altra chiamate peraltro, in contemporanea, devono trovare un accordo sulla riforma elettorale.

TORNA L'ASSE PDL-LEGA - Come se il tempo si fosse fermato al giorno precedente l'insediamento del Professore a Palazzo Chigi, al Senato è andata in scena - nelle scorse settimane e ieri - l'azione della vecchia maggioranza di Pdl e Lega che, coadiuvate dal gruppo di Coesione nazionale, hanno approvato poco meno di un mese fa il Senato federale voluto dal Carroccio e oggi l'elezione diretta del capo dello Stato e il semipresidenzialismo. Norme queste ultime contenute in una serie di emendamenti firmati Gasparri e Quagliariello e presentati alla stampa da Silvio Berlusconi dopo le elezioni amministrative. Per il segretario pidiellino Angelino Alfano «si tratta di una grande chance per il Paese, un fatto storico. Ora - osserva l'ex guardasigilli - tocca alla Camera. Speriamo che il Pd non faccia perdere questa occasione all'Italia perchè l'anno prossimo di questi tempi potremmo avere un Presidente eletto dal popolo». Ma per Pierluigi Bersani si tratta di «propaganda» e di «un diversivo senza costrutto».

PD E IDV: IL TESTO «NON VEDRÀ MAI LA LUCE» - Quello che sarà trasmesso alla Camera dunque è un testo profondamente diverso da quello uscito dalla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama con una larga maggioranza. Un testo che «non vedrà mai la luce», secondo Pd e Idv che hanno abbandonato i lavori dell'Aula per protesta (domani tuttavia parteciperanno al voto finale). A Montecitorio infatti Pdl e Lega insieme non hanno i numeri per portare avanti le loro battaglie e, anche se li trovassero, su semipresidenzialismo e Senato federale non si raggiungerebbero mai i 2/3 necessari a evitare il referendum confermativo che già nel 2006 affossò la riforma targata centrodestra.

«PASTICCIO» SUL SENATO FEDERALE - Come se non bastasse, ieri in Aula la vecchia maggioranza ha anche combinato un pasticcio approvando l'articolo 12 del testo che prevede quella Commissione paritetica per le questioni regionali cui il testo approvato dalla Commissione, frutto dell'accordo tra Pdl-Pd-Udc, affidava dei compiti che, dopo l'approvazione degli emendamenti leghisti, sono già svolti dal Senato federale. Per Roberto Calderoli è sufficiente il coordinamento formale del testo a superare la contraddizione, per Francesco Rutelli e per il vicepresidente di turno dell'Aula Vannino Chiti no. Della questione è stato investito il presidente del Senato, Renato Schifani, che deciderà oggi prima del voto finale.