Risiko urne e legge elettorale agitano i partiti. E Monti convoca «ABC»
Ufficialmente le elezioni Mario Monti le continua a vedere nel 2013, sarà quello l'anno in cui i partiti dovranno tornare «ad asssumersi tutta la responsabilità». Ma la prospettiva di un voto anticipato da giorni occupa le prime pagine dei quotidiani
ROMA - Ufficialmente le elezioni Mario Monti le continua a vedere nel 2013, sarà quello l'anno in cui i partiti dovranno tornare «ad assumersi tutta la responsabilità». Ma la prospettiva di un voto anticipato da giorni occupa le prime pagine dei quotidiani. Con una conditio sine qua non che complica tutto: al voto gli italiani dovranno potersi esprimere con una nuova legge elettorale. Punto su cui Giorgio Napolitano non transige, e sul quale anche il premier oggi ha insistito, auspicando una «buona legislazione». Tutti temi che saranno al centro dei colloqui che Monti avrà nei prossimi giorni con i segretari della maggioranza: le date non sono state ancora fissate, ma fonti di governo assicurano che a palazzo Chigi passeranno a breve Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini.
Il Premier prima in Finlandia e poi in Spagna - Tuttavia, da palazzo Chigi la smentita di un'accelerazione verso le urne è secca, questo l'ordine impartito direttamente da Monti al suo staff. Che viene descritto concentratissimo sulla partita europea e sulle fibrillazioni dei mercati: ieri dalla Russia ha insistito sull'utilità di rendere operativo il meccanismo anti-spread, e proprio per facilitare questo esito ai primi di agosto sarà prima in Finlandia e poi in Spagna. A Madrid per consolidare la sponda con Rajoy, ad Helsinki per spiegare ai campioni del rigorismo che si possono fidare di Roma. Del resto, anche se studi riservati indicano che l'Italia può far fronte anche a livelli di spread più elevati, nel governo ammettono che va ricondotto a numeri più ragionevoli nel più breve tempo possibile, per non mettere a rischio tutti gli sforzi fatti.
Il risiko della legge elettorale - Ma il piano B, il voto a novembre, resta una strada percorribile. Strettamente connessa all'esito del risiko della legge elettorale. Il sistema con il quale gli italiani saranno chiamati alle urne dipenderà da chi prevarrà nella sfida ormai aperta per rendere possibile - o stoppare - il 'Monti dopo Monti'. Ad ascoltare gli ambasciatori di Pd e terzo Polo, l'ostacolo a un'intesa per una modifica del sistema del voto è il Pdl. I nodi da chiarire restano sempre gli stessi: premio di maggioranza al partito (come vuole il Pdl) o alla coalizione (lo preferisce il Pd); quantità della soglia di sbarramento (si discute intorno al 5%); preferenze o provincellum per stabilire i due terzi degli eletti (un terzo sarebbe riservato a un listino bloccato). Ma la realtà è che Berlusconi sarebbe anche pronto a dare il via libera a un modello diverso dal Porcellum in cambio di garanzie sullo scenario del 2013. Preferibilmente con Monti a Palazzo Chigi.
Cesa: L'insistenza del Pdl sul semipresidenzialismo mette a rischio le riforme - Un accordo post voto, infatti, sarebbe gradito al Cavaliere. Oggi Verdini ragionerà ancora una volta con gli emissari democratici per capire se è possibile siglare un'intesa. I tempi restano strettissimi e, elemento non secondario, mercoledì al Senato una maggioranza di centrodestra (con l'apporto determinante della Lega), potrebbe approvare in prima lettura il semipresidenzialismo. Si tratterebbe di un colpo micidiale alla riforma elettorale, rappresenta per ora uno strumento di pressione importante in mano a Berlusconi. Lorenzo Cesa lo dice chiaramente: «L'insistenza del Pdl sul semipresidenzialismo mette a rischio le riforme necessarie come quella della legge elettorale e quindi logorare il governo Monti». Certo è che oggi, tra gli ex An, è scattato l'allarme rosso: Berlusconi - ragionano uomini della 'destra' Pdl - sta trattando per ottenere un posto al sole anche nel 2013. La resa dei conti nel partito dell'ex premier sembra insomma avvicinarsi.
Monti dopo Monti - Ma anche la linea del Pd non conduce necessariamente al Monti bis, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali. Ieri Pierluigi Bersani, dopo aver giudicato possibile un'intesa sulla legge elettorale in pochi giorni, ha chiarito che serve una riscossa «politica», bocciando il modello della «tecnocrazia». Eppure settori importanti fra gli ex Ds e gli ex Dl sono in costante pressing per creare le condizioni del 'Monti dopo Monti'.
La preoccupazione di molti fra i 'montiani' resta sempre la stessa: evitare che il nuovo sistema elettorale lasci intendere all'elettorato che la grande coalizione è inevitabile. Troppo consenso potrebbero raccogliere Grillo o Di Pietro, a scapito soprattutto di Pd e Pdl. Diverso sarebbe se la legge elettorale, pur indicando il candidato premier, non permettesse la formazione di una maggioranza larga e stabile. A quel punto la via delle larghe intese sarebbe obbligata. Così come il 'Monti dopo Monti'.
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