18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
I partiti e le riforme

Legge elettorale, l'ipotesi del voto anticipato complica la partita

Domani intanto al Senato riprenderà l'esame delle riforme costituzionali in Aula: il Pdl incasserà il sì all'elezione diretta del capo dello Stato grazie ai voti del vecchio alleato, la Lega. Cesa: A rischio le riforme

ROMA - Tutti - oggi anche il presidente del Consiglio, Mario Monti - auspicano che una nuova legge elettorale che archivi il famigerato Porcellum venga approvata rapidamente. Ma da quando ha iniziato a circolare l'ipotesi di voto anticipato in autunno con il presunto avallo del premier e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'operazione è diventata più complicata di quanto non lo fosse già. Perché adesso ogni accelerazione sulla riforma elettorale viene letta come un'accelerazione verso il voto anticipato che oggi Pd e Pdl dicono di voler scongiurare.

NON SI MUOVE NULLA - Domani al Senato i relatori della riforma elettorale Enzo Bianco (Pd) e Lucio Malan (Pdl) riprenderanno in mano il difficile dossier per portare mercoledì alle 15 alla riunione del comitato ristretto della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama delle linee guida su cui sviluppare un testo: la scorsa settimana quello che hanno raccolto sono le posizioni di bandiera - decisamente distanti e incompatibili tra loro - dei vari gruppi. Domani li aspetta un nuovo giro di contatti. Ma è evidente che se la trattativa non si sblocca tra i vertici dei partiti di maggioranza il lavoro di Bianco e Malan non potrà essere fruttuoso. «Per ora non si muove nulla - spiegano fonti Udc - siamo sempre allo stesso punto». Il punto è quel sistema che prevede «uno sbarramento al 5%, il 25% di eletti con le liste bloccate e il restante 75% da decidere se con i collegi uninominali come vorrebbe il Pd o con le preferenze come vorrebbero Udc e Pdl». E ancora un premio di maggioranza «tra il 10 e il 15%» da decidere se assegnare al partito o alla coalizione.

QUESTIONE DI TEMPO - Per Luciano Violante non c'è tempo per fare una buona legge, perché, a suo avviso, una buona legge dovrebbe essere basata sui collegi che tuttavia andrebbero ridisegnati e ci vorrebbero «almeno tre mesi» per farlo. «Se non cominciamo subito si rischia di non farcela neanche per l'autunno». Più fiducioso è Malan, uno dei due relatori, che spiega: «I collegi vanno rifatti perché risalgono al censimento del 1991 ma la cosa si può fare in fretta perché il Viminale ha tutti i dati e se c'è la volontà politica...». Tuttavia, spiega Malan, «l'approvazione di un testo prima delle vacanze mi sembra un'ipotesi esagerata». Un Parlamento capace di fare tutto in tempi così rapidi, osserva Pino Pisicchio (Api), «lo trovo solo nei manuali di diritto costituzionale. Chi dice che si può cambiare la legge elettorale entro il 9 agosto è fuori dalla realtà».

IL PDL INCASSA IL SEMIPRESIDENZIALISMO - Domani intanto al Senato riprenderà l'esame delle riforme costituzionali in Aula: il Pdl incasserà il sì all'elezione diretta del capo dello Stato grazie ai voti del vecchio alleato, la Lega che oggi con il segretario Roberto Maroni ha chiesto che si vada a elezioni anticipate e che le Camere non vadano in vacanza ma restino al lavoro ad agosto per approvare una nuova legge elettorale. Ma per il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, «l'insistenza del Pdl sul semipresidenzialismo mette a rischio riforme necessarie come quella della legge elettorale e quindi logora il governo Monti».