Vendola: Alleanza di Governo con il Pd ma senza Monti
Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà: «Altrimenti andiamo con chi ci sta. No a Casini e Fini»
ROMA - Sinistra ecologia e libertà si rivolge «innanzitutto al Pd, ma anche a tutte le forze del centro sinistra» per «definire un programma di alternativa che vada oltre Monti, cioè contro il liberismo». Lo ha detto Nichi Vendola a margine della direzione nazionale del partito.
«Noi - ha proseguito - oggi siamo contro Monti mentre il Pd vota a malincuore i provvedimenti del suo governo. Ma dobbiamo concentrarci sull'essenziale, cioè su come si organizza il mercato del lavoro, sulla giustizia sociale, sul reddito minimo garantito, sulla formazione e la ricerca, sui diritti civili. Questi sono punti non negoziabili».
Tuttavia, ha osservato Vendola, «se la rottura con il Pd si determinasse dall'impossibilità di partire da un nuovo centro sinistra sarebbe giustificato da parte nostra un rinculo minoritario ed estremista. Proveremmo comunque a costruire un centro sinistra di governo con chi ci sta». Vendola ha infine appoggiato una eventuale alleanza con Casini e Fini: «non sarebbe un centro sinistra ma un'asse neomoderato incapace di contrastare il liberismo. Il passaggio è stretto. Noi continueremo a chiedere al pd dov'è il cantiere».
Tecnici hanno occupato scena pubblica fin troppo - Il leader di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola, contrasta l'ipotesi che Mario Monti continui a guidare il governo anche dopo le prossime elezioni politiche. Parlando a margine della direzione nazionale del partito ha spiegato: «L'eternizzazione del governo dei tecnici sarebbe una liquidazione coatta della democrazia. L'Italia invece ha bisogno di democrazia anche per ricostruire la sua economia».
A chi gli domandava se il suo fosse anche un no ad un'ipotesi di Monti presidente della Repubblica, Vendola ha risposto: «I tecnici hanno occupato la scena pubblica italiana fin troppo. Anche perché nelle loro decisioni non c'è nulla di tecnico, si tratta di scelte politiche di destra. Credo che l'Italia abbia già ricevuto troppo dai tecnici».
Vendola ha sottolineato «quella impudicizia discreta e ambrosiana con cui Monti ha detto che i mercati reagiscono male perché non sanno cosa ci sarà dopo di lui. Questi tecnici avranno anche delle cadute di stele ma non mancano certo di autostima. Se questa è la prospettiva noi ci mettiamo di mezzo».
C'è una discreta puzza di regime - «Mi ha colpito molto - ha spiegato - la novità assoluta di un premier che redarguisce con quella veemenza il capo di Confindustria Squinzi» che ha criticato il provvedimento sulla spending review. «C'è un brutto clima in Italia - ha insistito Vendola - un clima di censura e di propaganda. È consentita l'apologia dei tecnici al governo mentre il dissenso è sempre marginalizzato. Si finisce nelle liste di proscrizione ma noi vogliamo esercitare il dissenso dicendo che il governo Monti sta facendo scelte dannose per gli Interessi del Paese mentre dovrebbe colpire l'area della grande ricchezza».
«Siamo ricattati dall'emergenza - ha proseguito il leader di Sel - e soffocati dalla propaganda». Vendola ha ricordato «quello che è accaduto il 29 giugno quando abbiamo visto e letto telegiornali e giornali fotocopia che parlavano di Monti che a Bruxelles ha messo nell'angolo la Merkel. quel giorno era venerdì e sabato e domenica i grandi direttori d'orchestra hanno suonato la stessa sinfonia fino a quando lunedì i mercati hanno detto che quella era solo propaganda».
«I giornali economici finanziari stranieri - ha concluso - dicono molto di più. Il dibattito è molto più libero nel resto del mondo di quanto non lo sia in Italia».