20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Il ddl passa alla Camera con pochi si

Corruzione, sale la tensione tra Governo e Pdl

A Palazzo Madama il ddl anticorruzione passa con una delle votazioni più basse della stagione di Mario Monti: un provvedimento più volte rivendicato come «strategico» dal Governo, ottiene solo 354 voti favorevoli. Cicchitto: No alla fiducia su responsabilità Toghe

ROMA - Alla Camera il ddl anticorruzione passa con una delle votazioni più basse della stagione di Mario Monti: un provvedimento più volte rivendicato come 'strategico' dal Governo nel cammino di risanamento del Paese, ottiene solo 354 voti favorevoli. «Andatevi a guardare il voto finale su altri provvedimenti dopo una fiducia, non c'è niente di eccezionale», minimizza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giampaolo D'Andrea.

NON VOTANO 60 DEPUTATI DEL PDL - Sta di fatto che sono assenti o non votano una sessantina di deputati del Pdl, due votano contro, 38 si astengono. Segnale politico molto chiaro, anche perché non di divisioni interne sembra trattarsi stavolta visto che ad annunciare il voto favorevole del Pdl è un durissimo intervento del suo capogruppo Fabrizio Cicchitto, che accusa il Governo di aver 'ammanettato' il Parlamento con la fiducia, chiede modifiche nel successivo esame del ddl al Senato, infine avverte il ministro della Giustizia Paola Severino: su questi temi la fiducia non è il metodo giusto. «Al Senato - tuona Cicchitto - sosterremo la responsabilità civile dei giudici e le diamo un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l'esercizio da parte del Governo di quello che è avvenuto qua perché noi in questo caso non voteremo la fiducia su questo punto, non vorremmo essere ulteriormente strangolati. Come dice il proverbio uomo o donna avvisata è mezzo salvata».

FINI «PESSIMISTA» - «Spero di essere smentito - è il gelido commento del presidente della Camera Gianfranco Fini - ma dopo l'intervento dell'onorevole Cicchitto temo che il ddl anticorruzione non sarà approvato dal Senato prima della fine della legislatura».

SEVERINO: OGNI LEGGE E' PERFETTIBILE - Di fronte alle tensioni di oggi la guardasigilli ostenta sangue freddo: «Ogni legge è perfettibile, anche questa», dice. «Di possibili modifiche abbiamo sempre parlato, ma se c'è un rimprovero che non si può fare a questo Governo è quello di non essere aperto al dialogo...». Poi Severino sottolinea l'opportunità di studiare nuove norme per regolamentare il lobbismo, «attività lecita e legittima in tanti Paesi», anche per diradare le preoccupazioni diffuse in alcuni gruppi parlamentari sul nuovo reato di traffico di influenze illecite che però, ricorda, era stato «profondamente rivisto» in base a un'intesa con i gruppi di maggioranza.

CASINI: CONDANNATI FUORI DALLE LISTE - Molto positiva la dichiarazione di voto di Roberto Rao (Udc), che si spinge addirittura, ma prima delle parole di Cicchitto, ad auspicare l'approvazione delle «altre riforme della giustizia». Ottimista anche Pier Ferdinando Casini su Twitter: «Condannati fuori dalle liste elettorali a partire dalla prossime elezioni. E' una scelta importante: rigore e severità», dice a proposito dell'ok unanime a un ordine del giorno che impegna il Governo a varare le nuove regole sull'incandidabilità entro quattro mesi.

DI PIETRO: UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE - Parole pesanti dalle opposizioni: per il leghista Nicola Molteni il Governo dei tecnici ha «tradito le aspettative e dimostrato approssimazione e dilettantismo». Per Antonio Di Pietro il ddl è «uno specchietto per le allodole, per buggerare i gonzi», in realtà è «una legge pro-corruzione». Cicchitto invece sullo spacchettamento del reato di concussione i due profili penali, il reato di induzione e quello di costrizione, accusa la Severino: così «vengono presi due piccioni con una fava. Se lei avesse seguito le raccomandazioni dell'Ocse, si sarebbe chiuso il processo che si celebra contro Berlusconi, quindi si tratta di una norma contra personam, con un'aggravante; con la nuova formulazione Penati (ex braccio destro del leader Pd Pier Luigi Bersani, indagato nell'inchiesta sul cosiddetto 'sistema Sesto', ndr) gode di una legge ad personam».

C'E' CHI GRIDA ALL'INCIUCIO - In piena sintonia le repliche della guardasigilli e del capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini. Per il ministro «le norme non sono state scritte per nessuno, le modifiche sono legate a motivi tecnici» e in ogni caso qualche giornale ha dimostrato che «alcuni tra i più importanti processi di cui si scrive hanno tempi di prescrizione ben lontani, 2017 e 2019». Nega interessi di partito Franceschini: «Le norme del ddl corruzione non incidono su processi in corso di un politico o più politici. Il tempo e il diritto - giura - diranno chi ha ragione e noi conserveremo gli articoli di giornale che abbiamo letto in questi giorni... Ma nonostante tutte le garanzie c'è chi grida all'inciucio».