19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Sospetti e accuse incrociate

Legge elettorale, la riforma si allontana

Casini avverte che è in atto un tentativo trasversale di sabotare la riforma elettorale. Bersani assicura che il Pd è pronto ad archiviare il famigerato Porcellum. Berlusconi avanza il sospetto che il centrosinistra voglia andare al voto a ottobre con l'attuale sistema di voto

ROMA - Pier Ferdinando Casini avverte che è in atto un tentativo trasversale di sabotare la riforma elettorale. Pier Luigi Bersani assicura che il Pd è pronto ad archiviare il famigerato Porcellum ma i vari restyling in atto nel centrodestra complicano la partita. Silvio Berlusconi avanza il sospetto che il centrosinistra voglia andare al voto a ottobre con l'attuale sistema di voto. La situazione nella «strana maggioranza» a quasi un mese da quel 27 marzo dal vertice in cui «ABC» sottoscrissero un'intesa di massima su un modello proporzionale, senza obbligo di coalizione e con l'indicazione del premier, appare molto lontana dall'accordo politico necessario per portare in Parlamento una proposta di legge che possa essere approvata entro fine legislatura. E se ai sospetti e alle accuse incrociate di 'sabotaggio' si aggiungono gli scarsi passi avanti fatti dai tecnici dei partiti che sostengono il governo Monti che pure in un mese si sono riuniti settimanalmente, il desiderio espresso da oltre un milione di cittadini che hanno firmato il referendum contro il Porcellum, poi bocciato dalla Consulta, è lungi dall'essere esaudito.

E' Berlusconi oggi ad assestare il primo colpo: «E' possibile che si vada a elezioni a ottobre», paventa. Una possibilità che, a giudizio dell'ex premier, potrebbe essere determinata dalla sinistra che «con il sistema elettorale vigente potrebbe garantirsi la vittoria». Il leader dell'Udc vede «un tentativo trasversale di sabotare una nuova legge elettorale: c'è la tentazione da destra a sinistra di chi si sta rassegnando o preferisce andare con questa legge al voto» mentre a suo parere è «importante» modificare il Porcellum per «restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i parlamentari ed evitare di avere coalizioni ingessate che non corrispondono al paese reale». Lo stesso vale per il segretario del Pd che ribadisce di essere «in condizioni di concepire una proposta di legge elettorale. Ma - aggiunge scettico Bersani - non so quali possono essere le considerazioni di chi sta progettando i 'restyling', perché temo che sarà in ragione del restyling che verrà fuori una proposta di legge elettorale. Spero che si possa fare, ma quando vedo questo movimento di ristrutturazione...».

Il dossier comunque è rinviato a dopo le amministrative. I tecnici (Luciano Violante per il Pd, Italo Bocchino per Fli, Ignazio La Russa e Gaetano Quagliariello per il Pdl, Pino Pisicchio per Api, Ferdinando Adornato per l'Udc) avrebbero dovuto incontrarsi oggi, hanno invece rinviato, pare su richiesta del Pdl che oggi ha riunito alla Camera i coordinatori regionali e provinciali, al 9 maggio, dopo le elezioni amministrative. Il lavoro da fare è ancora molto, le divisioni altrettante.

Proporzionale alla tedesca - La base di partenza - oggi l'ha benedetta anche Berlusconi - è il proporzionale alla tedesca. Ma sui correttivi «italiani» è guerra aperta. Per il Cavaliere però «il partito che ottiene più voti ha la responsabilità di formare il governo», una linea che i democratici non sembrano condividere. Violante qualche settimana fa aveva ipotizzato un premio in seggi ai partiti che avessero indicato lo stesso premier (vincente). Poi c'è il tema dei collegi che il Pdl vorrebbe ridisegnare per inserire nel sistema un correttivo maggioritario. Ma sul come l'accordo ancora non si trova. Altro capitolo, non meno spinoso quello della soglia di sbarramento. Al 4% o al 5%? Tutti nodi ancora da sciogliere e, a seconda di quanto tempo gli sherpa impiegheranno a mettere nero su bianco un articolato, si capirà se il paese potrà lasciarsi alle spalle il Porcellum oppure se il sistema di voto tanto vituperato giungerà indenne al traguardo di fine legislatura. Renato Schifani, il presidente del Senato dove la proposta dovrebbe essere presentata, fa sapere che «aspetta e spera».