19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Finanziamento pubblico ai partiti

Napolitano difende il ruolo dei partiti: Pulizia ma non demonizzarli

Il Presidente della Repubblica: Non sono il regno del male ma devono riformarsi senza indugio. Intanto il Beppe Grillo ha fatto una lunga lista di accuse ai partiti, colpevoli a suo avviso di aver rovinato il paese sotto tutti i punti di vista definendoli «insaziabili come metastasi»

ROMA - «Il marcio si deve estirpare ma guai a demonizzare i partiti» e «a rifiutare la politica». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, torna sul tema della riforma del funzionamento dei partiti mentre è ancora alta l'attenzione dell'opinione pubblica a causa degli scandali che stanno investendo diverse forze politiche per l'utilizzo dei finanziamenti pubblici, vicende che inevitabilmente alimentano il sentimento dell'antipolitica. Non a caso a cavalcare questo clima c'è Beppe Grillo, il cui Movimento 5 stelle non fa che crescere nei sondaggi. Il comico genovese oggi ha fatto una lunga lista di accuse ai partiti, colpevoli a suo avviso di aver rovinato il paese sotto tutti i punti di vista definendoli «insaziabili come metastasi».

I partiti non sono il regno del male - Il capo dello Stato ricordando la figura di Benigno Zaccagnini, parlamentare per 40 anni, «uomo sommamente probo» animato da «tensione ideale e morale e spirito di servizio», ha infatti difeso il ruolo alto che i politici e i partiti possono svolgere nel paese anche se a volte commettono errori. «Il partito e la politica - ha detto Napolitano - possono e debbono ancor oggi essere uno strumento. Non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione. Il marcio ha sempre potuto manifestarsi, e sempre si deve estirpare: ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità».
«Guai - ha avvertito il presidente della Repubblica - a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica». Per questo l'esempio di Zaccagnini «tra i più alti e limpidi» può essere uno sprone per «cambiare quel che va cambiato, per riformare quel che va riformato oggi qui, senza ulteriore indugio, per trasmettere ai giovani la 'vocazione alla politica'».

Servono regole di democraticità e trasparenza - Già lo scorso 4 aprile Napolitano, nel pieno della bufera che ha travolto la Lega Nord e che seguiva lo scandalo provocato dal tesoriere della Margherita, aveva invocato «regole di democraticità e trasparenza» sollecitando i partiti ad autoriformarsi. In quell'occasione il capo dello Stato aveva parlato di «casi diversi di notevole gravità relativi alla gestione dei fondi attribuiti dalla legge ai partiti» dai quali «scaturiva l'esigenza - cui non possono non essere sensibili nella loro responsabilità le forze politiche - di adeguate iniziative in sede parlamentare volte a sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti e meccanismi corretti e misurati di finanziamento dell'attività dei partiti stessi».