27 agosto 2025
Aggiornato 23:30
Bisogna superare il «Porcellum»

Legge elettorale: Parisi, Vendola e Di Pietro contro «ABC», serve un cambio di rotta

Il leader dell'IdV: Non ci fidiamo di questa pseudo maggioranza. Bersani: La sbaraccheremo, prima o dopo Monti. Finocchiaro: Nessuno cerchi alibi per non cambiarla. Franceschini: Serve premio per liste apparentate

ROMA - Antonio di Pietro non si «fida di questa pseudo-maggioranza», per Arturo Parisi «bisogna superare il Porcellum andando avanti» e non «tornando indietro», come invece sembra «vogliano fare i leader dei principali partiti», con una proposta di riforma elettorale «che riporta indietro alla prima Repubblica». Secondo Nichi Vendola, infine, questo «dovrebbe essere il tempo del coraggio, ma rischia di essere quello della furbizia e la riforma elettorale rischia di essere il terreno d'esercizio di una furbizia levantina che lascia senza fiato».

Non ci fidiamo di questa pseudo-maggioranza - Intervenendo a una conferenza stampa alla Camera, Vendola ha infatti sottolineato che «troppe volte scrivere il sistema elettorale è stato cucire l'abito di Arlecchino, fatto in base alle convenienze di ciascuno». Per il leader dell'Idv, Antonio DI Pietro, che ha partecipato alla stessa conferenza stampa, oggi alla Camera, è «antidemocratico tornare alle elezioni con la stessa legge». «Noi - ha tuonato invece Di Pietro - non ci fidiamo di quello che sta facendo questa pseudo maggioranza. Noi contestiamo anche il metodo: ormai si sta decidendo tutto fuori dalle aule parlamentari», «scrivono le leggi fuori dal Parlamento e poi vengono qui a farle approvare per alzata di mano, come dei porcellini ubbidienti alla maiala in capo».
In materia di legge elettorale, quindi, secondo Di Pietro i segretari di Pdl, Pdl e Udc si muovono «in base alla convenienza dei partiti e non dei cittadini». «E' assurdo - ha concluso il leader dell'Idv - che nel 2013 i cittadini devono andare a votare senza sapere per chi votano e con chi si allea chi, questo è qualcosa che può convenire forse a un partito, ma è un modo di fare da mestiere più vecchio del mondo a cui noi non vogliamo prender parte».

Bersani: La sbaraccheremo, prima o dopo Monti - «Siamo intenzionati a sbaraccare la legge elettorale. Ce lo faranno fare? Spero di sì». Così il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, nel corso del comizio che ha tenuto oggi a Lucca in vista delle amministrative del 6 e 7 maggio. «Spero - ha aggiunto Bersani - che ce lo facciano fare, ma un processo è comunque avviato. Se non si concluderà con Monti, vuol dire che lo faremo dopo».

Finocchiaro: Nessuno cerchi alibi per non cambiarla - Il Pd vuole «abrogare il porcellum» e nessuno deve «cercare alibi» per non cambiare la legge elettorale. Lo ha detto la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro: «Lo abbiamo detto più volte, la nostra priorità è cambiare la legge elettorale. Il Pd sta lavorando, anche con le altre forze politiche, per approvare, entro la fine della legislatura, le riforme istituzionali di cui il Paese ha bisogno. Eppure il sospetto che qualcuno voglia cambiar tutto per non cambiare nulla è forte».
«Per questo - ha aggiunto - faremo in modo che in Senato si accelerino i lavori per approvare al più presto un'organica riforma istituzionale tenendo, però, presente che l'urgenza assoluta è la modifica dell'attuale, antidemocratica, legge elettorale. Su questo nessuno cerchi alibi per evitare di farlo».

Franceschini: Serve premio per liste apparentate - La bozza Violante potrebbe essere leggermente corretta con un premio anche alle prime due liste coalizzate per andare incontro alle osservazioni di chi teme che gli elettori perdano il potere di scegliere le coalizioni. Lo ha detto il capogruppo Pd Dario Franceschini parlando all'iniziativa di AreaDem a Cortona: la bozza Violante, ha spiegato, «al momento prevede un'ipotesi di incentivo bipolare, non un premio di maggioranza, un sistema che premia le due liste più forti. Ho ascoltato il dibattito di quelli che temono che sistema di questo tipo tolga quello che gli italiani hanno visto come una conquista, che gli elettori scelgano per chi votare. Allora facciamo che questo premio si dà alle prime due liste, o alle prime due liste apparentate».
In questo modo, «un partito sceglie se presentarsi da solo o assieme ad alcuni alleati. Se poi i consensi non sono sufficienti per governare in Parlamento, si proverà a formare una maggioranza più larga di quella coalizione che si è presentata alle elezioni. Questa può essere una risposta a chi teme che il passaggio sia troppo traumatico».