7 maggio 2024
Aggiornato 06:30
Il Governo è la «strana maggioranza»

Governo: Alfano, maggioranza politica dopo il 2013

Il leader del PDL: Siamo diversi dalla Sinistra, l'abbiamo dimostrato in questi giorni. Il conto della riforma del lavoro non lo possono pagare le PMI. Giustizia? Avanti su anticorruzione e intercettazioni. Fatto un buon lavoro al vertice, sono soddisfatto

NAPOLI - Nel 2013, quando scadrà il mandato del governo tecnico guidato da Mario Monti, l'Italia dovrà essere governata da una maggioranza politica. A ribadirlo, condividendo le parole del leader del Pd, Pier Luigi Bersani, è il segretario del Pdl Angelino Alfano che ha, però, sottolineato le differenze tra il suo partito e la sinistra.
«Condivido le parole di Bersani - ha detto interpellato a Napoli - perché noi siamo una forza politica alternativa alla sinistra, crediamo in cose diverse e pensiamo che in queste settimane sia stato molto evidente quanto siamo differenti». «In questi giorni - ha ricordato Alfano - abbiamo messo al centro gli interessi dell'Italia, a cominciare dalla questione lavoro e da quella delle banche affinché impieghino i soldi ricevuti dalla Bce per i cittadini, le famiglie e le imprese», ha concluso.

Il conto della riforma del lavoro non lo possono pagare le PMI - Il Pdl non lavora per dividere le forze sociali, ma per difendere le Pmi, ed è per questo che la speranza è di concludere l'accordo sul lavoro entro marzo. A dirlo è il segretario del Pdl, Angelino Alfano, interpellato dai giornalisti a Napoli.
«L'orientamento del governo, che c'è stato riconfermato anche ieri è di concludere entro marzo e quindi fare una proposta, secondo il nostro auspicio, la più unificante possibile. Noi - ha proseguito Alfano - non lavoriamo per la divisione delle forze sociali e proprio per questo difendiamo con forza la piccola e media impresa italiana che non può pagare il conto di una riforma del mercato del lavoro che carichi sui piccoli e medi imprenditori altri costi e altri oneri relativi al lavoro».
Per Alfano il costo del lavoro «non può costare più di quanto non sia già» e per questo «faremo di tutto affinché non siano tassati i costi del lavoro».

Avanti su anticorruzione e intercettazioni - Sulla corruzione «il Governo si farà carico di fare delle proposte integrative e rafforzative del nostro disegno di legge, e al contempo si farà carico di una proposta sulle intercettazioni per chiudere davvero l'annoso problema delle intercettazioni abusate».
«Sulla giustizia - ha detto Alfano - ieri è stato fatto un ragionamento serio perché la sua riforma è stata una questione centrale per noi, inquadrata nella giusta graduatoria. Abbiamo ribadito che il disegno di legge contro la corruzione porta la firma del governo Berlusconi e dell'allora ministro della Giustizia, cioè il sottoscritto».
«Non possiamo poi non essere favorevoli ad una norma che rafforza il contrasto alla corruzione - ha proseguito Alfano -, che è stata approvata da noi in Consiglio dei ministri, e che è già stata approvata al Senato. Inoltre abbiamo tenuto fermo il punto sulla responsabilità civile dei magistrati, sebbene abbiamo dato la disponibilità a fare sì che il testo della norma venga rivisto in base ad alcune obiezioni puramente tecniche formulate. Ma abbiamo convenuto che sul principio del 'chi sbaglia paga' siamo assolutamente fermi».

Fatto un buon lavoro al vertice, sono soddisfatto - Al vertice di ieri sera con il premier Monti «è stato fatto un buon lavoro del quale sono soddisfatto».
«Sulla riforma del mercato del lavoro - ha aggiunto - mi pare che si vada avanti verso una flessibilità della riforma dell'articolo 18 che è molto importante. Certo, noi abbiamo un po' di recriminazioni: pensare che dieci anni fa lo stavamo facendo noi e milioni di persone sono state portate in piazza dai sindacati facendo perdere dieci anni all'Italia, è una bella recriminazione perché abbiamo fatto perdere dieci anni al Paese».
«Vediamo se questa riforma vedrà la luce - ha proseguito Alfano -, e noi confidiamo di sì. Di una cosa siamo preoccupati e l'abbiamo ribadito ieri al ministro Fornero e al presidente Monti, non può la piccola e media impresa pagare il conto di tutta questa riforma. Non possono aumentare i costi sul lavoro dei piccoli e medi imprenditori italiani, perché questo significherebbe alimentare ulteriormente la recessione e fare che non ci sia più occupazione. Su questo siamo stati molto fermi e determinati e speriamo di avere un riscontro positivo perché il ministro Fornero ci ha assicurato che chiamerà immediatamente i rappresentanti della piccola e media impresa».