Carceri, Severino: Presto nuovi posti. Vietti: Io meno ottimista
Ottimista la Guardasigilli, scettico il rappresentante dell'organo di autogoverno della Magistratura. «Nel mese di marzo ci saranno alcune centinaia di posti in più e nel corso dell'anno questi posti dovrebbero aumentare ancora»
ROMA - Botta e risposta sul piano carceri a Radio anch'io su Radio1 tra il ministro della Giustizia Paola Severino e il vicepresidente del Csm Michele Vietti. Ottimista la guardasigilli, scettico il rappresentante dell'organo di autogoverno della magistratura. «Nel mese di marzo - ha annunciato Severino - ci saranno alcune centinaia di posti in più e nel corso dell'anno questi posti dovrebbero aumentare ancora. E' diminuita la dotazione finanziaria ma fortunatamente il piano carceri sta progredendo e stanno aumentando i posti».
«Il cosiddetto svuota-carceri va nella direzione giusta - ha detto dal canto suo Vietti - certo si auspicherebbe qualcosa di più ma è meglio di niente. Invece sono meno ottimista del ministro su piano carceri: dieci anni fa ero sottosegretario e sentivo annunciare nuove carceri ma non le abbiamo viste...».
A giudizio di Vietti serve un serio intervento di depenalizzazione: «Oggi tutto è reato e in carcere ci finiscono solo poveri cristi o disadattati sociali e sono così tanti che lo fanno scoppiare. Bisogna cercare misure alternative alla detenzione; e chi resta in carcere non deve essere parcheggiato, deve avere interventi rieducativi tenendo conto di quello che prescrive la Costituzione».
Meno stranieri, riattivare gli accordi bilaterali - Per diminuire la presenza degli stranieri nelle carceri occorre «riattivare» le convenzioni bilaterali con i paesi di origine. Lo ha sottolineato il ministro della giustizia Paola Severino. Rispondendo a una domanda sul reato di clandestinità come causa di sovraffollamento delle carceri, la guardasigilli ha preferito sottolineare come «sull'alleggerimento della popolazione carceraria costituito da stranieri avrei anche l'idea di riattivare le convenzioni con i paesi di origine, se il carcere è rieducazione e reinserimento sociale, credo fortemente che il reinserimento possa avvenire attraverso il ritorno e la riaccoglienza nel paese d'origine. Mi sto attivando per verificare la praticabilità di questo sistema».
Quanto alla responsabilità del reato di clandestinità nel sovraffollamento delle carceri, la guardasigilli si è dimostrata prudente, «è un problema complesso sul quale bisogna intervenire a monte. La clandestinità favorisce una serie di reati di cui si può essere protagonisti o vittime. Il clandestino è un soggetto debole, può essere cooptato dalla criminalità organizzata e andare a commettere reati, o può essere vittima del sistema, pensiamo al recentissimo reato di tratta di persone, che sono spesso donne o minori che vengono privati di qualsiasi diritto da veri e propri schiavisti che sottraggono loro i documenti di identità e li sfruttano in maniera terrificante». Quindi «evitare a monte la clandestinità credo sia la vera soluzione del problema».
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