19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
«Standing ovation» alla fine del suo discorso

Per Monti la «consacrazione» dall'Europarlamento

Apprezzamento entusiastico da tutti i gruppi politici maggiori. Nel suo discorso, quasi sempre a braccio, sicuro e preciso, Monti ha toccato tutte le corde dell'europeismo (il «metodo comunitario» contro le tentazioni intergovernative)

STRASBURGO - Con il suo apprezzatissimo intervento davanti alla plenaria dell'Europarlamento, ieri a Strasburgo, il presidente del Consiglio Mario Monti ha avuto la sua più vera e definitiva consacrazione europea, sancita da una 'standing ovation' alla fine del suo discorso e dagli elogi entusiasti dei capigruppo del Ppe, dei Socialisti e Democratici, dei Liberaldemocratici, dei Verdi.

Monti ha toccato tutte le corde dell'europeismo - Il terreno per l'arrivo del premier era stato preparato con la pubblicazione su tre importanti giornali europei (Le Monde, Frankfurter Allgemeine Zeitung e Corriere della sera) di un articolo scritto da Monti insieme all'eurodeputata francese Sylvie Goulard in cui si propugnava di riconciliare integrazione comunitaria e democrazia conferendo all'Europarlamento il potere di controllo sul Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo.
Per chi, come gli europarlamentari, in questi anni ha ascoltato con molta delusione dozzine di discorsi solenni di leader e presunti leader europei, l'intervento del premier italiano è stato davvero memorabile. Nel suo discorso, quasi sempre a braccio, sicuro e preciso, Monti ha toccato tutte le corde dell'europeismo (il «metodo comunitario» contro le tentazioni intergovernative, lo «spirito unitario» da ripristinare per il progetto comune, l'approccio «inclusivo e non esclusivo«), ha avvertito che la crisi dell'Eurozona ha «ricreato stereotipi e diviso gli europei secondo le latitudini, e fra gli Stati centrali o periferici».
Salutato da una standing ovation, Monti ha criticato con parole anche dure - ma mai con tono aggressivo - tre Stati membri: le «intoccabili», Francia e Germania, per avere, proprio loro, sempre pronti a dare lezioni agli altri, infranto per primi nel 2003 le regole del primo Patto di Stabilità, compromettendone la credibilità; e poi la Grecia, che oggi è sottoposta al «rigore forse eccessivo» dell'austerità «tedesca» imposta dall'Eurozona, ma che in passato ha dato tutti i peggiori esempi possibili di malgoverno: «Corruzione, nepotismo, assenza di concorrenza, appalti pubblici irregolari, evasione fiscale e quant'altro», infine anche «la frode nelle relazioni a Eurostat».