28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Il Presidente del Consiglio a Bruxelles

UE, Monti: Con l'aumento della credibilità l'Italia sarà più esigente

Il Premier ai capidelegazione: Sulle Olimpiadi scelta non facile. Monti all'Europarlamento, stoccate agli euroscettici. Verhofstad: Siamo fieri di lei. Swoboda: Torni qui dopo il suo mandato. Napolitano: Dall'Italia sostegno convinto ad adesione Serbia

STRASBURGO - Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha affermato oggi a Strasburgo che il governo italiano potrà essere «più esigente» con la Commissione europea una volta che avrà consolidato la propria accresciuta credibilità nell'Ue. Il premier lo ha detto durante il suo incontro con i capi delegazione italiani dell'europarlamento, a cui hanno partecipato anche il ministro per gli Affari europei Mario Moavero Milanesi e il rappresentante permanente presso l'Ue, Ferdinando Nelli Feroci.

Il Premier: Sulle Olimpiadi scelta non facile - «Via via che l'Italia acquista credibilità nell'Ue, questo consente anche al governo di essere più esigente con la Commissione, perché sia coerente e di parola», ha detto Monti rispondendo a una osservazione del capo delegazione del Pd, David Sassoli, secondo una fonte presente all'incontro (che si svolgeva a porte chiuse).
«Il lavoro comune nel Parlamento italiano, con tutte le forze politiche che sostengono il governo, è importante per far sentire questa nostra spinta all'Europa», ha aggiunto il premier secondo la fonte.
Monti, che, incidentalmente, ha sottolineato anche quanto sia stata «difficile» la decisione di rinunciare alla candidatura ai Giochi Olimpici di Roma per il 2020, ha anche sottolineato che con il Parlamento europeo «c'è una collaborazione vera, e non per dare contentini», con un riferimento implicito all'articolo da lui scritto e pubblicato oggi da Le Monde e Corriere della sera, che propugna maggiori poteri per l'Assemblea di Strasburgo.

«Favorevole a una tassa sulle transazioni finanziarie» - Un altro argomento toccato dal premier è quello della controversa tassa sulle transazioni finanziarie, proposta dalla Commissione Ue e sostenuta finora solo da una parte degli Stati membri. Monti, come ha già fatto più volte, ha segnalato «la discontinuità con il governo precedente» per la posizione da lui assunta a favore della proposta. Il capo delegazione del Pdl, Mario Mauro, ha tuttavia osservato che l'ex premier Berlusconi aveva già espresso l'intenzione di pronunciarsi a favore della proposta. A questo punto, sempre secondo la fonte, Moavero Milanesi avrebbe fatto notare che, se così fosse, l'ex premier non ha mai fatto dichiarazioni pubbliche in questo senso.
Alla fine della riunione Monti si è recato a pranzo con il presidente dell'europarlamento, Martin Schulz e con i tre eurodeputati che hanno partecipato ai negoziati sul cosiddetto fiscal compact, il nuovo trattato intergovernativo sulla disciplina di bilancio nell'eurozona firmato da venticinque paesi membri.

Monti all'Europarlamento, stoccate agli euroscettici - Durante il suo intervento davanti alla plenaria dell'Europarlamento oggi a Strasburgo, il presidente del Consiglio Mario Monti ha contrattaccato con molta ironia alle poche ma aggressive critiche ricevute, in particolare dai banchi dei conservatori ed euroscettici britannici, dal francese Bruno Gollish (Fn) e dal leghista Francesco Speroni.
Verso la fine del suo discorso, apprezzatissimo dall'Aula, Monti è stato interrotto dalle grida fuori microfono provenienti dai banchi della destra britannica, che lo accusavano in particolare di essere un tecnocrate non eletto e di volere un super Stato europeo antidemocratico. Il premier, che stava parlando in italiano, è allora passato all'inglese, osservando che «è certamente possibile riconciliare democrazia e integrazione europea (è il tema del suo articolo pubblicato oggi dal Corriere della sera, da Le Monde e dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, ndr). Naturalmente solo una cultura superficiale e insulare può ingenuamente credere che integrazione significhi super Stato». Poi, alla domanda gridata fuori microfono su chi lo avesse eletto, Monti ha risposto: «una vasta maggioranza del Parlamento italiano».

Ma è durante la replica che il premier italiano ha dato il meglio del suo humour britannico. Al lepenista Gollnisch, che gli aveva chiesto quale legittimità avesse visto che non è mai stato eletto, Monti ha risposto, in francese: «E' vero, al contrario di lei, io non mi sono mai presentato alle elezioni. Mi hanno chiesto di fare il presidente del Consiglio e lo faccio appassionatamente. Sono certo - ha proseguito ironicamente rivolto a Gollnisch - che se lo avessero chiesto a lei, nel suo paese, lei avrebbe rifiutato perché non si sarebbe sentito legittimato».
Il leghista Speroni, infine, che aveva detto di «non condividere la concezione dell'Europa che ha difeso, come quella del suo protettore Giorgio Naplitano», e che lo aveva accusato di far parte di un sistema di potere finanziario internazionale che vuole espropriare i popoli del loro potere sovrano, è stato liquidato con una battuta. «Vedrò - ha detto Monti - di rispondere alle sue osservazioni complesse, anche dal punto di vista filosofico, ma per farlo avrò bisogno di studiare la trascrizione del suo intervento».

Verhofstad: Siamo fieri di lei - Il capogruppo dei Liberaldemocratici al Parlamento europeo, l'ex premier belga Guy Verhofstadt, ha espresso oggi la «fierezza» della sua formazione politica e del gruppo Altiero Spinelli (federalista) di cui fa parte per il fatto in Italia sia diventato primo ministro, Mari Monti, «finalmente un vero federalista europeo», sottolineando «il lavoro impressionante fatto in Italia, che rimesso sulla buona strada».
Verhofstadt, che è intervenuto in risposta all'intervento di Monti davanti alla plenaria dell'Europarlamento oggi a Strasburgo, ha concluso con una battuta: «Quando avrà concluso il suo lavoro in Italia - ha detto, sempre rivolto al premier - , potrebbe andare in Grecia a risolvere anche lì i problemi che ci sono?»

Swoboda: Torni qui dopo il suo mandato - Il capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, l'austriaco Hannes Swoboda, ha inviato il primo ministro italiano, Mario Monti, a tornare davanti all'Assemblea di Strasburgo dopo la fine del suo mandato come capo del governo per «essere eletto» in modo da «avere un euro forte».
Durante il suo intervento davanti alla plenaria dell'Europarlamento oggi a Strasburgo, Monti, rispondendo in inglese a un'interruzione degli euroscettici britannici, aveva detto di essere stato eletto «da una larga maggioranza del Parlamento europeo», e poi aveva rimediato subito al lapsus correggendo «del Parlamento italiano».
«Nel suo lapsus - ha detto Swoboda rivolto al premier italiano - lei ha detto di essere stato eletto dal Parlamento europeo. Non è ancora vero, ma oggi noi lo avremmo eletto. Quando non sarà più presidente del Consiglio italiano, torni qui, in modo che possiamo avere un euro forte», ha concluso il capogruppo eurosocialista, candidando implicitamente Monti a un ruolo di leader Ue (l'Europarlamento elegge, per ora, solo il presidente della Commissione).

Napolitano: Dall'Italia sostegno convinto ad adesione Serbia - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato al presidente della repubblica di Serbia, Boris Tadic, un messaggio in cui sottolinea «il convinto sostegno dell'Italia alla prospettiva dell'adesione della Serbia alla Unione Europea».
«In occasione della Festa nazionale - si legge nel messaggio - desidero farle pervenire, a nome del popolo italiano e mio personale, i più fervidi auguri di prosperità per il popolo serbo. Gli intensi rapporti bilaterali tra i nostri paesi si sono ulteriormente rafforzati in tutti i settori nel corso dell'anno passato. L'Italia conferma il proprio convinto sostegno alla prospettiva dell'adesione della Serbia alla Unione Europea. Al contempo, auspico che il suo paese continui a progredire sulla strada già intrapresa in materia di cooperazione regionale, dove importanti obiettivi sono stati raggiunti negli ultimi mesi. In questo spirito di sincera amicizia - conclude Napolitano - formulo voti di benessere per la sua persona e il suo popolo».