26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
L'ala «laburista» del Pd si organizza

«Laburisti»: Noi il Pse italiano. Ma l'idea divide il PD

Matteo Orfini, Stefano Fassina, Andrea Orlando propongono una riscrittura del Dna del partito, che però va esattamente in direzione opposta a quella immaginata da Enrico Letta, Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni, Dario Franceschini

ROMA - L'ala «laburista» del Pd si organizza, quella parte del partito più fredda verso Mario Monti sta preparando una sorta di «manifesto», come racconta oggi il Foglio: un documento che chiede di archiviare una volta per tutte il Lingotto, cioé la linea «riformista» inaugurata da Walter Veltroni, proponendo in alternativa un Pd che sia «il Pse italiano». Altro che fantomatiche «grandi coalizioni» anche dopo le elezioni del 2013: Matteo Orfini, Stefano Fassina, Andrea Orlando propongono una riscrittura del Dna del partito, che però va esattamente in direzione opposta a quella immaginata da Enrico Letta, Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni, Dario Franceschini. Molti di loro già oggi dicono chiaro e tondo che il Pse italiano non può essere il modello del Pd e tutto lascia pensare che il dibattito possa infuocarsi, se i 'laburisti' andranno avanti. Anche perché in ballo c'è il posizionamento del Pd alle prossime elezioni.

Orfini precisa che il documento in lavorazione non è l'annuncio di una richiesta di congresso: «Io l'ho detto che ero favorevole a fare il congresso, ma Bersani ha spiegato che non è il caso. Quindi il congresso non ci sarà. D'altro canto, come dicono anche quelli che la pensano diversamente da me in questa fase si ridefinisce l'identità del Pd e penso che anche noi possiamo legittimamente dire come questa identità va ridefinita». Al Foglio Orfini ha spiegato: «Non è pensabile che il Pd debba diventare una specie di Udc solo un pochino più di sinistra. Il nostro partito dovrà prepararsi alle elezioni contrapponendosi in modo chiaro al Ppe italiano», ovvero «all'Udc più il Pdl, dimenticandosi ciò che è stato il Lingotto e configurandosi sempre di più come un grande Pse italiano». Un progetto, aggiunge interpellato al telefono, che «stiamo da tempo costruendo: una riflessione sulla crisi, sull'impianto politico, fatta insieme a un pezzo di gruppi dirigenti territoriali (per esempio il presidente della Toscana Enrico Rossi, ndr), un po' di mondo cattolico non politico...». Da settimane, d'altronde, la doppia linea è visibile anche attraverso i due giornali del partito: l'Unità sempre pronta a punzecchiare Monti, Europa schierata senza indugi a sostegno del «Governo strano». Il dibattito rischia di esplodere se i 'laburisti' insisteranno con la loro iniziativa, basta sentire i commenti a caldo dell'ala più «riformista» del partito.
Per Dario Franceschini, capogruppo del partito alla Camera, la questione non si pone nemmeno: «Il Pd è nato come luogo d'incontro di culture e progressismi diversi, per costruire una nuova storia comune. E così resterà».