Cosentino, la Camera non si costituirà in giudizio davanti alla Consulta
La Lega stavolta non difende il Deputato del Pdl, no alla proposta per 20 voti. Cicchitto: Il voto della Camera è un atto di subalternità ai Pm di Napoli. Samperi (Pd): Quando il voto è palese prevale la legalità
ROMA - La Camera non si costituirà in giudizio nel conflitto di attribuzione sollevato davanti alla Corte costituzionale dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in seguito alla negazione, sempre da parte della Camera, dell'autorizzazione all'uso delle intercettazioni di Nicola Cosentino (Pdl). E' stata infatti bocciata per soli 20 voti la proposta dell'ufficio di presidenza avanzata all'Aula dopo il parere espresso dalla Giunta per le Autorizzazioni a favore della costituzione in giudizio.
Decisivo il voto della Lega che, a differenza di quanto fatto in Giunta, ha votato con Pd, Idv, Api e Fli contro la costituzione in giudizio. Pdl, Udc, Popolo e Territorio e Radicali hanno invece votato a favore.
Cicchitto: Il voto della Camera è un atto di subalternità ai Pm di Napoli - «Per quanto riguarda il voto in Aula sul conflitto di attribuzione, come ha ben spiegato l'on. Casini, si trattava in un certo senso di un atto dovuto derivante da una precedente decisione della Camera». Lo ha detto il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, che ha aggiunto: «Invece una eterogenea maggioranza con il voto del gruppo del presidente della Camera, ha rinunciato con un atto incredibile ad una prerogativa minima: si tratta di un atto di incredibile subalternità alla Procura di Napoli».
Samperi (Pd): Quando il voto è palese prevale la legalità - «Sarà un caso ma in ogni occasione in cui si vota in modo palese prevale la legalità». Così la capogruppo del Pd nella Giunta per le autorizzazioni della Camera, Marilena Samperi, commenta il voto di oggi con cui l'aula di Montecitorio ha negato la costituzione in giudizio della Camera nel conflitto di attribuzione, sollevato davanti alla Corte costituzionale, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
«Con il voto di oggi - prosegue - non è stata messa in discussione l'autonomia e l'indipendenza della Camera rispetto ad altri poteri dello Stato piuttosto si è preso atto di una distorta applicazione dei criteri previsti dalla legge n. 140 del 2003 per concedere o meno l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni casuali».
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