29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Costi della Politica

Meno soldi ai Deputati, la Camera vara i tagli

Via libera definitivo al sistema contributivo per i Deputati e per i dipendenti di Montecitorio, taglio del 10% lo stipendio del Presidente, dei vicepresidenti, dei questori e dei presidenti di Commissione. Dal canto suo, Monti accelera sul taglio allo stipendio dei manager pubblici

ROMA - Da un lato la Camera che dà il via libera definitivo al sistema contributivo per i deputati e per i dipendenti di Montecitorio e taglia del 10% lo stipendio del Presidente, dei vicepresidenti, dei questori e dei presidenti di Commissione. Dall'altro il presidente del Consiglio, Mario Monti, che trasmette alle Camere lo schema di decreto che fissa un tetto allo stipendio dei manager pubblici. Così le Istituzioni provano a dare il buon esempio e a fare la propria parte di sacrifici chiesti a tutto il paese nel grave momento di crisi economica. Domani toccherà al Senato nell'ufficio di presidenza delle 15 convocato per prendere le medesime decisioni che sono uscite dall'organo omonimo a Montecitorio oggi pomeriggio.

Tagli e mancati adeguamenti dello stipendio dei Deputati - Al termine di una riunione di due ore, l'ufficio di presidenza di Montecitorio per sottolineate i «sacrifici» chiesti ai deputati riepiloga i tagli e i mancati adeguamenti dello stipendio messi in atto negli ultimi 6 anni: ne viene fuori che se dal 2006 la Camera non avesse toccato gli stipendi dei deputati, oggi l'importo dell'indennità parlamentare sarebbe stato superiore a quello attuale del 20%: sarebbe stata cioè di 6769 euro al mese, ai quali si sarebbero aggiunti i 3.503 euro per le spese di soggiorno (la cosiddetta diaria), e i 3690 euro di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, per un totale di 13962 euro al mese (al lordo delle ritenute regionali e comunali). Oggi invece chi siede tra i banchi di Montecitorio riceve uno stipendio netto che si aggira intorno ai 10.500 euro: 5.246 di indennità parlamentare (al lordo delle addizionali regionali e comunali), 3503 di diaria e 1800 di rimborso forfettario.

La busta paga risulta più magra per il taglio del 50% del rimborso forfettario (i restanti 1800 euro dovranno essere rendicontati con contratti, ricevute ecc.) mentre dalla voci del trattamento economico non viene toccata oggi né la diaria né l'indennità parlamentare: quest'ultima per la verità con il sistema contributivo sarebbe lievitata di 1300 euro a causa di un diverso sistema di tassazione. L'ufficio di presidenza è dovuto intervenire quindi con quello che Antonio Mazzocchi (Pdl), questore della Camera, definisce «un atto di prepotenza che non so se sia giuridicamente valido ma che abbiamo dovuto fare perché il sistema contributivo è sottoposto a un altro tipo di tassazione che avrebbe fatto aumentare lo stipendio del deputato di 1300 euro lordi: si tratta di meno tasse che dovrebbero essere restituite ai deputati. Ma siccome sappiamo che in questo momento non sarebbe stata tollerata una cosa del genere abbiamo deciso di spostare quei soldi in più spettanti ai parlamentari in un fondo Camera». Utilizzabile magari per eventuali ricorsi contro lo stop ai vitalizi come quelli - una ventina - già presentati al Consiglio di Giurisdizione presieduto dal finiano Giuseppe Consolo che si riunirà il prossimo 2 febbraio.

Dal canto suo, Monti accelera sul taglio allo stipendio dei manager pubblici trasmettendo ai presidenti delle Camere lo schema di provvedimento in cui si stabilisce che per i manager delle pubbliche amministrazioni «il trattamento economico complessivo» deve essere parametrato a quello «del primo presidente della Corte di Cassazione» e che inoltre per «dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita» in altre pubbliche amministrazioni, «la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale».