Carceri, ok del Senato al Decreto Severino. Chiusi gli ospedali giudiziari
Hanno votato a favore i gruppi del Pdl, del Pd, dell'Udc e del Terzo polo, il gruppo misto. Contrari la Lega Nord e l'Italia dei Valori. Secondo le previsioni dei tecnici del ministero, grazie al decreto Severino circa tremila detenuti in meno dovrebbero affollare gli istituti carcerari
ROMA - Il Senato ha licenziato, in prima lettura, il disegno di legge di conversione del decreto 211/2011, il provvedimento contro il sovraffollamento delle carceri presentato dal ministro della Giustizia Paola Severino. Hanno votato a favore i gruppi del Pdl, del Pd, dell'Udc e del Terzo polo, il gruppo misto. Contrari la Lega Nord e l'Italia dei Valori. In totale i sì sono stati 226, 40 i contrari, 8 gli astenuti.
Il provvedimento è in prima lettura e dopo il voto dei senatori passa quindi alla Camera. Il decreto scade il 20 febbraio e va quindi convertito in legge entro quella data.
Secondo le previsioni dei tecnici del ministero, grazie al decreto Severino circa tremila detenuti in meno dovrebbero affollare gli istituti carcerari, mentre un numero imprecisato non dovrebbe proprio entrarci grazie alle nuove disposizioni sugli arresti a domicilio o in camera di sicurezza per i reati minori. Se il provvedimento verrà approvato anche dalla Camera in questa formulazione, dovranno chiudere entro il 31 marzo 2013 gli Ospedali psichiatrici giudiziari.
In origine i pilastri del decreto erano in sostanza due: il primo è l'estensione di una norma del cosiddetto «svuota-carceri» varato nel 2010 dal Governo Berlusconi, che stabilisce la possibilità per i condannati di scontare a domicilio gli ultimi dodici mesi di pena, e che l'attuale guardasigilli ha portato a diciotto mesi. Il secondo il tentativo di contrastare il fenomeno delle cosiddette 'porte girevoli', cioè delle circa ventimila persone che stazionano in carcere dopo l'arresto (in flagranza per reati minori destinati al processo per direttissima o comunque in attesa di convalida) per meno di una settimana, in gran parte per soli tre giorni. La soluzione individuata dal Governo era la rimessa in funzione delle camere di sicurezza delle questure e delle caserme di Carabinieri e Guardia di Finanza, ma il Senato, con un emendamento dei relatori Filippo Berselli (Pdl) e Alberto Maritati (Pd), ha deciso di privilegiare invece la custodia a domicilio degli arrestati.
Il magistrato, se giudicherà pericoloso il soggetto arrestato o se non riterrà idoneo il suo domicilio, potrà destinarlo in subordine alle camere di sicurezza o al carcere. Dopo le obiezioni sollevate la scorsa settimana dall'ex ministro della Giustizia Nitto Palma (Pdl), che avevano portato a un rinvio della discussione, l'ultima formulazione dell'emendamento esclude dai domiciliari gli arrestati per furto in appartamento, furto con strappo, rapina semplice ed estorsione semplice. Si tratta di alcuni dei reati per i quali l'arresto in flagranza è obbligatorio.
Ai due pilastri fondamentali del provvedimento se n'è aggiunto un terzo nel corso dell'esame al Senato: la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari, gli ex manicomi criminali, fissata al 31 marzo del 2012, approvata questo pomeriggio dall'aula di palazzo Madama fra le vibrate proteste della Lega, ma con un dissenso di gran lunga più ampio rispetto alla dimensione del gruppo del Carroccio: 66 contrari contro 25 senatori leghisti.
- 01/04/2015 Baroni: «Rems? Una nuova mangiatoia di denaro pubblico»
- 31/03/2015 Baroni: «Nelle Rems il personale sanitario è lasciato solo»
- 31/03/2015 Rondini: «Con la chiusura degli Opg a repentaglio la sicurezza dei cittadini»
- 25/01/2012 Carceri: Lega, la chiusura degli ex manicomi criminali è pericolosissima