Legge elettorale: l'83% degli italiani vuole la riforma
Il 57% la vuole entro il 2013: basta con «eletti-nominati». Sono fra i dati che emergono da una indagine realizzata dall'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis per il programma Otto e Mezzo de LA7
ROMA - L'83% degli italiani si dichiara favorevole ad una modifica dell'attuale legge elettorale con le liste di partito bloccate, scritta dall'ex ministro Calderoli ed introdotta dal Governo Berlusconi nel 2005. E, a prescindere dalla decisione negativa della Consulta, è auspicio della maggioranza degli italiani (il 57%) è che la riforma elettorale venga adesso decisa in Parlamento entro la fine della legislatura. Sono fra i dati che emergono da una indagine realizzata dall'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis per il programma Otto e Mezzo de LA7.
Ad auspicare un differente sistema elettorale è una maggioranza netta e trasversale: dall'87% di chi si colloca nel Centro Sinistra a tre elettori su quattro del Centro Destra; ma anche l'82% di chi non ha oggi una chiara collocazione politica. Un consenso molto largo nell'opinione pubblica, che - prescindendo dal sistema di voto - vorrebbe riappropriarsi pienamente della scelta dei candidati, oggi di fatto designati dalle classi dirigenti dei partiti. Ragione prevalente dell'esigenza di una nuova legge elettorale, secondo quasi nove italiani su dieci intervistati da Demopolis, è proprio quella di restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento; il 40% sottolinea pure l'esigenza di poter eleggere candidati che siano reale espressione del territorio.
Secondo il sondaggio realizzato dall'Istituto Demopolis - se si fosse tenuta oggi la consultazione referendaria per l'abrogazione totale o parziale del cosiddetto «Porcellum» - il 38% degli italiani si sarebbe recato alle urne con certezza; il 20% con molta probabilità. Un segno della ritrovata voglia dei cittadini di incidere su questioni di grande interesse per la vita del Paese, testimoniata dal successo dei referendum dello scorso mese di giugno su acqua e nucleare.
«Si respira nel Paese - afferma il direttore di Demopolis - un diffuso disincanto politico che sta erodendo il residuo consenso nei confronti del Parlamento e delle istituzioni rappresentative. Nella percezione dell'opinione pubblica, appare difficile che - in assenza del «grimaldello referendario» - si possa trovare un'intesa tra le forze politiche in grado di portare all'approvazione in Parlamento di una nuova legge elettorale: con il rischio, ribadito dal 61%, del probabile mantenimento del Porcellum sino alle prossime elezioni. Gli italiani non hanno le idee molto chiare su pregi e difetti dei possibili sistemi elettorali. Ma quasi tutti - ribadisce Pietro Vento - vogliono un sistema di voto differente da quello attuale per tornare a riconoscere nei parlamentari i candidati che hanno scelto di eleggere».
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