18 aprile 2024
Aggiornato 09:00
La politica economica del Governo Monti

Liberalizzazioni, Bersani: Ora tocca alle categorie che non hanno dato

Il leader dei Democratici: Monti usi il metodo dei braccianti: ora «bevuta pari». Bossi: Sono troppo forzate, specie sui tassisti. Berlusconi: No a quelle inutili. Senatori Ecodem: Sull'acqua si rispetti il referendum. «Avvenire»: I Cristiani preservano la domenica

ROMA - Sulle liberalizzazioni «ci sono categorie che non hanno ancora dato un'unghia» perciò «ci vuole ragionevolezza ma anche coraggio per muovere le cose e credo che questo governo sia nelle condizioni per agire». Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani a Montecitorio rispondendo a proposito delle imminenti misure del governo sulle liberalizzazioni. «Dopo tanti annunci credo che arriveranno le decisioni - ha detto - non so in quale consiglio dei ministri. Ci sono le proposte del Pd da febbraio scorso a disposizione e ci sono le segnalazioni dell'Antitrust, insomma il materiale c'è da lì in giù quel che non si fa bisognerà spiegare il perchè».
Il leader del Pd a proposito delle proteste dei tassisti ha aggiunto, usando una metafora dei braccianti emiliani, che il metodo da usare dovrà essere quello della «bevuta pari», ossia un sistema che permetta a tutti di dare e ricevere qualcosa: «I commercianti - spiega - hanno già dato, si sono viste cancellare le licenze dalla sera alla mattina mentre ci sono categorie che non hanno dato un'unghia. Non si deve percepire che quello che ha più soldi e fa più lobbing resta fuori» dalle liberalizzazioni perciò «bisogna sfondare qualche altro muro».

Bossi: Sono troppo forzate, specie sui tassisti - Le liberalizzazioni a cui il governo sta lavorando «sono troppo forzate», specie «quelle che riguardano i taxisti». Lo ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi, commentando alla Camera i propositi di decreto avanzati dall'esecutivo. «Dopo che uno ha lavorato una vita, non è che arriva un altro e impone... Per tanti taxisti che hanno lavorato una vita sottopagati per comprarsi la licenza quello è tutto. Adesso invece è arrivato Monti... Ma lui il suo stipendio non se l'è mica diminuito, l'ha fatto con quello degli altri».
Insomma, per il Senatur, Monti «ha fatto un errore tirando addosso a una categoria importante, perchè se si fermano i taxisti paralizzano le città. Mi sembra - ha concluso Bossi - che non ci sia stata cautela da parte del governo».

Berlusconi: No a quelle inutili - Sì soltanto alle liberalizzazioni che servono a «sviluppare l'economia», «no a quelle inutili». E' quanto ha spiegato Silvio Berlusconi parlando del pacchetto di liberalizzazioni allo studio del governo. L'ex premier, riferendosi in particolare ad alcune categorie come quelle dei farmacisti, ha spiegato: «Così rischiano di chiudere».

Senatori Ecodem: Sull'acqua si rispetti il referendum - «L'Italia ha bisogno di liberalizzare molti settori economici oggi prigionieri di ristrette corporazioni, ma il Governo eviti l'errore di confondere questo obiettivo sacrosanto con norme che, contraddicendo il risultato dei referendum di giugno, impongano ai comuni di privatizzare in tutto o in parte la gestione dei servizi idrici». Lo dicono i senatori Ecodem Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, intervenendo sull'imminente «decreto liberalizzazioni» dell'Esecutivo.
«Trenta milioni di italiani - continuano i senatori del Pd - hanno detto con chiarezza che l'acqua non è una merce, ma un bene comune da amministrare secondo criteri rigorosamente pubblici. Questa posizione così largamente maggioritaria va rispettata, chiarendo fuori da ogni possibile dubbio interpretativo che i servizi idrici sono fuori dai servizi pubblici locali cosiddetti di rilevante interesse economico».
«In questo campo - concludono i due senatori del Pd - ciò che serve è piuttosto una vera, indipendente, autorità di controllo nazionale chiamata a garantire che l'acqua venga gestita secondo criteri ambientalmente sostenibili, combattendo gli sprechi e penalizzando i consumi più alti, e socialmente equi».

«Avvenire»: I Cristiani preservano la domenica - Il giornale dei vescovi Avvenire torna sulla questione della necessità di preservare la domenica, giorno di festa e risposo, dall'ondata di liberalizzazione prospettata dal Governo.
E' il direttore del quotidiano, Marco Tarquinio, che in risposta ad una serie di lettere di protesta dei lettori, ribadisce quanto scritto già ieri da Carlo Cardia: «Da cristiani - come la Chiesa ci insegna - abbiamo non solo il diritto e il dovere di santificare la domenica e le festività con 'il culto dovuto a Dio'e attraverso 'un'operosa carità, riservandosi attenzioni alla famiglia e ai parenti, come anche ai malati, agli infermi e agli anziani' assieme a coloro che 'non possono riposarsi a causa della povertà e della miseria', ma dobbiamo anche aiutare la società di cui siamo parte a essere sempre più umana e, dunque, a garantire con intelligenza quella benedetta 'conciliazione di tempi' e a rispettare (e a far rispettare) i giorni dedicati a Dio, alla famiglia e al riposo», scrive Tarquinio.
«Ieri, abbiamo dedicato alla questione una pagina a tema e una bella riflessione di Carlo Cardia. Non è la prima volta che ce ne siamo occupati e non sarà ovviamente l'ultima, spronati anche dal VII Incontro mondiale delle famiglie che, tra il 30 maggio e il 3 giugno, si svolgerà qui in Italia, a Milano, e per il quale il Papa ha scelto proprio il tema 'La Famiglia: il lavoro e la festa'. La crisi che stiamo vivendo, mette in questione anche drammaticamente tutte e tre le realtà e i valori richiamati da quelle tre parole. Saggia, e addirittura, provvidenziale è stata la decisione di tenerle una accanto all'altra. Saggiamente consapevoli e fiduciosi siamo chiamati a essere tutti noi nella buona (e difficile) battaglia che ci tocca».