18 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Il caso Cosentino agita il PDL

Cosentino non molla: in cella da coordinatore del PDL

L'arma di pressione è la tenuta della Regione Campania. Berlusconi sente Bossi. Anche un big del calibro di Fabrizio Cicchitto prova a far balenare il dubbio che la vicenda non sia priva di conseguenze a livello nazionale. La speranza, come spesso accade, è fondata soprattutto sul segreto dell'urna

ROMA - Chi lo conosce bene assicura che Nicola Cosentino anche oggi - a chi ha provato a sondarlo sulla possibilità di un passo indietro da coordinatore regionale del Pdl in Campania - ha spiegato che, se dovesse finire in galera, lo farebbe restando in carica. Certo, il pressing di una componente importante di via dell'Umiltà per sollecitare le dimissioni dalla guida del partito continua. Ma Cosentino, che non si è fatto vedere oggi alla Camera mentre la Giunta votava sì al suo arresto, per ora non arretra e si mantiene in stretto contatto con Denis Verdini e con altri big del Popolo della libertà. Anche Silvio Berlusconi, giurano i deputati «cosentiniani», si starebbe spendendo per il suo coordinatore regionale.

Deputati e Senatori oggi passeggiavano preoccupati in Transatlantico a Montecitorio. Volti tesi e il timore che per Nicola, stavolta, l'Aula possa risultare fatale. Mancano ancora quarantotto ore, le trattative proseguono e sarebbero in cantiere iniziative per 'difendere' l'uomo forte del Popolo della libertà in Campania. La preoccupazione aumenta quando si diffonde la voce che Cosentino, forte di un seguito di assessori e consiglieri regionali consistente, possa addirittura far traballare la Giunta regionale guidata da Stefano Caldoro. Solo voci, un'arma di pressione importante ma che difficilmente si concretizzerà. E c'è già chi nel Pdl lascia intendere che se per Cosentino dovessero aprirsi le porte del carcere, lo stesso potrebbe accadere per esponenti del centrosinistra.

L'allerta nel Pdl è altissima - Anche un big del calibro di Fabrizio Cicchitto prova a far balenare il dubbio che la vicenda non sia priva di conseguenze a livello nazionale quando afferma: «La Giunta ha commesso un gravissimo errore che ci auguriamo venga corretto dal voto di Aula. Se qualcuno pensa che operazioni di questo tipo non peggiorino il quadro e i rapporti politici sbaglia in modo profondo». In realtà l'allerta, nel Pdl, è altissima. I timori sono molteplici: che il voto possa servire a colpire anche Verdini, politicamente molto vicino a Cosentino. Che dall'ex An qualcuno - al momento del voto - possa dissentire dalla linea del partito. Ma anche che quanto accade a Cosentino possa rappresentare il primo tassello di un radicale cambiamento dell'intero quadro degli equilibri campani, questa volta per via giudiziaria.

Certo è che la speranza, come spesso accade, è fondata soprattutto sul segreto dell'urna. Sui leghisti è in atto un pressing di Silvio Berlusconi, che già ieri avrebbe sentito al telefono Umberto Bossi per reclamare un'inversione di rotta, puntando il dito sul «giustizialismo» dell'ala capitanata da Roberto Maroni. C'è chi spera anche nell'Udc, anche se i più maliziosi ritengono che la caduta di Cosentino possa aprire praterie per i centristi campani. Certo è che anche del caso Cosentino Berlusconi parlerà stasera con i vertici del partito. E non sono escluse pubbliche prese di posizione in difesa del coordinatore regionale campano.

Berlusconi lo difende: Nulla che giustifichi l'arresto - Silvio Berlusconi non ha gradito il voto della giunta delle autorizzazioni a favore dell'arresto di Nicola Cosentino e non ha mancato di sottolinearlo oggi, nel corso dei contatti telefonici e poi durante la riunione serale a Palazzo Grazioli. Secondo quanto riferiscono, il Cavaliere ha sottolineato come non ci sarebbe nulla che giustifichi una misura del genere nelle carte, almeno secondo quanto gli avrebbe riportato chi segue il dossier in giunta.
Non si spinge fino a immaginare lo scenario peggiore, quello delle conseguenze di un arresto di Cosentino, ma Berlusconi con i suoi è stato chiaro: un voto negativo non sarà indolore. Certo, il tentativo messo in campo già ieri al telefono con Umberto Bossi è quello di convincere l'alleato leghista a non mandare in galera il coordinatore regionale del Pdl in Campania, ma l'ala maroniana difficilmente cederà sulla questione.