28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
RAI | Il caso Minzolini

Minzolini «blindato» dal Pdl, si complica la partita della successione

Oggi per il Direttore del TG1 incontro con Berlusconi. Garimberti deciso su nome «forte». Al direttorissimo dovrebbe essere offerta una corrispondenza estera di peso, probabilmente Washington o New York, che potrebbe mettere al riparo l'azienda da un'eventuale causa per reintegro

ROMA - Al momento, nei corridoi Rai, il caso Minzolini apre diverse opzioni possibili. Resta, dopo il rinvio a giudizio per peculato, l'orizzonte di un trasferimento ad incarico equivalente e contestuale nuova nomina alla direzione del Tg1, operazioni attese per lunedì in un Cda straordinario che il Presidente Paolo Garimberti dovrebbe convocare venerdì. Ma la partita si annuncia molto complessa, si gioca sul terreno politico più che su quello della norma di legge e vede il direttorissimo oggi blindato dal Pdl, come prova l'incontro che avrebbe avuto con Silvio Berlusconi.

Di «processo sommario» parlava ieri Paolo Bonaiuti, già portavoce del Premier, e con lui tutto il Pdl si schierava a difesa di Minzolini. Linea ribadita oggi con ogni probabilità dal Cavaliere, deciso a tentare la resistenza. Il voto di oggi sulle nomine - che l'ex maggioranza aveva bloccato la scorsa settimana - faceva pensare ad un segnale di distensione per trovare la quadra su un nome di peso. Ma le cose potrebbero andare diversamente, «vedremo cosa porterà il Dg in Consiglio» afferma un consigliere di centrodestra. Come dire, nulla è ancora detto. Difficile impedire tout court un accordo sulla successione, come anche che l'azienda adempia alla norma di legge sul trasferimento (la legge 97 del 27/3/2001 secondo la quale un dipendente pubblico o di enti a prevalente partecipazione pubblica siano trasferiti, se rinviati a giudizio per alcuni reati tra cui il peculato, ad incarico diverso con attribuzione di funzioni corrispondenti, per inquadramento, mansioni e prospettive di carriera): si potrebbe, però, favorire un interim da affidare a Fabrizio Ferragni, vice direttore anziano, o una direzione «a tempo» per Antonio Maccari in attesa di capire l'esito del processo e di un'eventuale causa per reintegro che Minzolini potrebbe avviare. Meno scontato, per il Pdl, sostenere già da ora la scelta di una direzione strutturale, di peso ed esterna, pescando tra nomi come Mario Orfeo o Marcello Sorgi.

Da capire, a questo punto, quanto forte sarà la scelta del Dg: è Lorenza Lei a dover portare un nome in Consiglio. Da capire anche quanto pesante sia la partita per il Presidente, Paolo Garimberti, presumibilmente più propenso ad una soluzione di peso e definitiva che non ad un interim o a una soluzione «debole» seppure interna. Potrebbe, Garimberti, aspettarsi che il nome da mettere all'odg sia di peso e prepararsi, se così non fosse, a gesti clamorosi. Una partita delicata quindi, nella quale si guarda molto all'ex maggioranza e in particolare a chi, come Alessio Gorla, in passato ha dato qualche segno di distinguo, ad esempio uscendo dal Consiglio che poté così approvare la tutela legale per Report.

Minzolini attende, pronto - assicuravano ieri i suoi legali - a dimostrare la sua innocenza. Al direttorissimo dovrebbe essere offerta una corrispondenza estera di peso, probabilmente Washington o New York, che anche in base al precedente Di Bella, potrebbe mettere al riparo l'azienda da un'eventuale causa per reintegro. Causa che i legali potrebbero avviare basandosi sulla restituzione della somma e valutando quanto la norma sul trasferimento sia obbligatoria o facoltativa (come avrebbe stabilito una sentenza del Tribunale di Vigevano). Motivo per cui, se Lei optasse per un nome forte e scegliesse di forzare con l'ex maggioranza anche a rischio di un quattro a quattro con un consigliere di maggioranza a favore e il 'doppio' peso del voto di Garimberti, potrebbe motivarla con ragioni di opportunità e di tutela dell'immagine dell'azienda. Motivo in base al quale ieri l'azienda ha annunciato di costituirsi parte civile al processo.