Cassazione: ok firme referendum legge elettorale. Decide la Consulta
L'ufficio referendum della Corte di Cassazione ha giudicato valide le 534.334 firme presentate a supporto del primo quesito e le 531.081 firme che corredavano il secondo. Alfano: Passo non definitivo. Parisi: Attenti alla rabbia dei cittadini
ROMA - Primo passo verso il referendum elettorale pro-Mattarellum che punta a ripristinare il sistema uninominale-maggioritario con parziale recupero proporzionale: l'ufficio referendum della Corte di Cassazione ha giudicato valide le 534.334 firme presentate a supporto del primo quesito e le 531.081 firme che corredavano il secondo. Tra i promotori e l'agognato via libera alla consultazione popolare che dovrebbe mettere la parola fine al Porcellum c'è però ancora un ostacolo di rilievo: la Corte costituzionale, a gennaio, dovrà pronunciarsi sulla legittimità dei quesiti. A quel punto la palla passerà al Parlamento: se le forze politiche troveranno una convergenza per una riforma che soddisfi gli intenti dei referendari, si potrà evitare la consultazione popolare (ma l'ultima parola spetterebbe di nuovo alla Cassazione, che dovrebbe valutare se considerare 'assorbiti' i quesiti). Se non lo faranno, si voterà probabilmente a giugno; a meno che qualcuno non decida di far saltare il Governo per andare a votare con la legge attuale, ufficialmente deprecata da molti, in realtà non troppo sgradita ai vertici dei partiti presenti in Parlamento.
Fredde le reazioni a destra: Angelino Alfano, segretario del Pdl, ha sottolineato come il sì della Cassazione sia «un primo passo giuridicamente rilevante ma non ancora definitivo». Scettico e attendista anche il presidente del Senato Renato Schifani, che si è spinto addirittura a ipotizzare una nuova limitazione dello strumento referendario: «Occorre elevare il numero di firme da raccogliere per evitare domande referendarie inutili». La replica dell'ulivista Arturo Parisi, uno dei protagonisti della raccolta di firme, è polemica: Alfano e Schifani sembrano voler dire «ride bene chi ride ultimo», ma devono stare attenti a «non accrescere» la rabbia dei cittadini.
«Chiediamo a gran voce - ha commentato dal canto suo Antonio Di Pietro, leader dell'Idv - che ci lascino fare questo referendum, senza che si inventi una qualche leggina ad hoc per boicottarne le finalità». Mentre Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, è convinto che sia «più che mai necessario ripristinare la democrazia in Italia cancellando il Porcellum che è la peggior legge elettorale della storia della Repubblica».
Secondo Vannino Chiti (Pd) «adesso il Parlamento ha una ragione in più per approvare in questo anno e mezzo una nuova legge elettorale». Referendario ma preoccupato il senatore veltroniano Stefano Ceccanti: «Guardando con ragionevole speranza al giudizio della Corte, il referendum - ha sostenuto - non determina in nessun caso un'interruzione traumatica della legislatura, che andrebbe obiettivamente contro gli interessi del Paese. Infatti è dovere del Parlamento, prima ma anche dopo l'eventuale voto, migliorare ulteriormente il sistema, anche in relazione alla riforma del bicameralismo e alla connessa riduzione del numero dei parlamentari».
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