Governo: Napolitano rinvia a partiti. Incognita dissidenti PDL
Il Presidente della Repubblica: «Permane il contrasto tra opposizioni e maggioranza». Lo scenario più preoccupante: Esecutivo debole ma in piedi. Monti? Si tratta di vedere se i «dissidenti» e le opposizioni riusciranno a fare proseliti
ROMA - Il giro di consultazioni informali è finito, la palla torna al Parlamento e ai partiti e il capo dello Stato valuterà i fatti. Giorgio Napolitano non sembra certo rasserenato dai colloqui avuti dai partiti e la delusione traspare anche dalla nota diffusa oggi, nella quale si dà conto di posizioni al momento inconciliabili tra le forze di governo e quelle di opposizione. Stando così le cose, bisogna vedere cosa accadrà in Aula, a cominciare già dalla prossima settimana quando la Camera voterà, di nuovo, il rendiconto dello Stato bocciato qualche settimana fa, mentre al Senato il Governo cercherà probabilmente la fiducia sul ddl stabilità che comprende il maxi-emendamento con le misure per rassicurare l'Europa e i mercati. Un intreccio di voti sui quali pende l'incognita dei 'dissidenti' del Pdl, ogni giorno più numerosi.
«Permane - ha certificato Napolitano - il contrasto tra forze di opposizione, da un lato, che considerano necessaria una nuova compagine di governo, su basi parlamentari più ampie e non ristrette a un solo schieramento, come condizione di credibilità e attuabilità degli obbiettivi assunti dall'Italia e forze di maggioranza, dall'altro lato, che confermano la loro fiducia nell'attuale governo, giudicandolo senza alternative e in grado, allo stato attuale, di portare avanti con il loro sostegno gli impegni sottoscritti, insieme con i doverosi adempimenti di bilancio».
Lo scenario più preoccupante: Esecutivo debole ma in piedi - Napolitano nella nota diffusa si è premurato di rassicurare l'Ue e i mercati sull'impegno dell'Italia nel risanamento: «Gli obbiettivi di risanamento finanziario e di rilancio della crescita economica e sociale assunti dalle autorità italiane nelle sedi europee - da ultimo, nelle riunioni del 26 ottobre - sono seriamente riconosciuti come impegnativi dal più ampio arco delle parti politiche e sociali». Ma che il presidente sia preoccupato è un dato di fatto, dopo il braccio di fero andato in scena ieri nello stesso Governo sulle misure da portare al G20.
Per non parlare dello stillicidio di defezioni che ormai la maggioranza deve registrare ogni giorno. Ciò che ha a cuore il Quirinale è il funzionamento delle istituzioni e la capacità di corrispondere agli impegni presi. «I prossimi sviluppi dell'attività parlamentare mi consentiranno di valutare concretamente la effettiva evoluzione del quadro politico-istituzionale». La preoccupazione del Colle è che le partite politiche si giochino senza tener conto dell'interesse del Paese e da questo punto di vista è fondamentale capire a cosa porterà lo smottamento in atto nella maggioranza: certo non ci sarebbe da fare i salti di gioia se il Governo dovesse ottenere ancora la fiducia al Senato e approvare con voti risicati il rendiconto.
In quel caso, infatti, solo delle improbabili dimissioni spontanee di Silvio Berlusconi potrebbero sciogliere la matassa. E' vero che Napolitano ha sollecitato, nei giorni scorsi, misure largamente condivise, ma il capo dello Stato non può andare oltre la moral suasion.
Altro discorso sarebbe se l'emorragia di parlamentari dalla maggioranza portasse all'apertura di una crisi. Le opposizioni, in questo caso, sarebbero pronte a collaborare ad un governo di transizione, ipotesi però al momento esclusa dal Pdl e dalla Lega. Se la posizione del centrodestra restasse questa anche in caso di crisi, la situazione scivolerebbe verso elezioni, perché Napolitano certo non darebbe vita ad un governo 'del ribaltone', né le opposizioni accetterebbero di imbarcarsi in una iniziativa del genere. Da valutare, invece, un governo del centrodestra presieduto da un altro premier, come per esempio Gianni Letta: il 'terzo polo' ha detto a Napolitano che non accetterebbe questa ipotesi e Pier Ferdinando Casini avrebbe anche rassicurato il leader Pd Pier Luigi Bersani su questo punto. Ma non tutti sono pronti a giurare che l'atteggiamento resterebbe questo se l'ipotesi dovesse concretizzarsi.
Infine, c'è lo scenario del governo Monti, sostenuto da tutti, evocato dalle opposizioni e sicuramente gradito al Quirinale. Uno scenario al momento bloccato dal no di Pdl e Lega. Si tratta di vedere se i «dissidenti» e le opposizioni riusciranno a fare proseliti. Ecco perché Napolitano attende, consapevole che ormai il tempo è sempre meno e che il Paese non può sopportare troppo una situazione come questa.