29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Riforma del sistema elettorale

Legge elettorale: Berlusconi, reintrodurre le preferenze

Il Premier: Cambiare il premio di maggioranza al Senato. Parisi: Altro che preferenze. Guardi i quesiti. Bersani: Da Berlusconi solo chiacchiere. Cicchitto: Piccoli collegi meglio delle preferenze. Cesa: Il Pdl prende le distanze da Berlusconi, è Babele

ROMA - «Bersani è distratto». Lo afferma Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, replicando al segretario del Pd sulla riforma elettorale. «Non si è accorto - ha detto Quagliariello - che il governo ha presentato in Senato una proposta di riforma costituzionale che concerne la riduzione del numero dei parlamentari, il bicameralismo e la forma di governo. Non si è accorto che su questa proposta l'aula ha votato l'urgenza. Non si è accorto che la prima commissione ha già iniziato i lavori».
«Bersani - ha concluso il capogruppo Pdl - dovrebbe sapere che le leggi elettorali è bene che si colleghino agli assetti costituzionali, in primo luogo alla forma di governo e al bicameralismo. Altrimenti, rischiamo di avere degli spari nella notte. Appena, con il concorso di tutti, il dibattito nella prima commissione del Senato entrerà nel vivo e si delineeranno i nuovi equilibri istituzionali, il Pdl presenterà la sua proposta».

Parisi: Altro che preferenze. Guardi i quesiti - «Berlusconi non sorprende mai. Cambia tutti i giorni ma è sempre lo stesso. Confermandosi il più grande piazzista del mondo prova ancora una volta a vendere agli altri cose non sue. Se dovessimo stare a lui il fiume di firme sarebbe stato apposto sulla sua proposta di reintrodurre le preferenze.
Forse è il caso che qualcuno gli legga i quesiti sotto i quali i cittadini hanno firmato. E gli spieghi pure che la protesta non era contro Ciampi, ma proprio contro di lui, per la prepotenza consumata rubando ai cittadini un diritto fondamentale». Così Arturo Parisi, esponente del Pd e promotore del referendum per il ritorno al Mattarellum commenta le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla riforma della legge elettorale.

Bersani: Da Berlusconi solo chiacchiere - Quelle di Silvio Berlusconi sulla legge elettorale sono solo «chiacchiere», secondo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Intervistato dal Tg1, Bersani ha detto: «Berlusconi chiacchiera, il Pd da mesi ha presentato un suo progetto di legge per una nuova legge elettorale, non sulle preferenze ma sui collegi. Berlusconi fa una chiacchiera al giorno, ma in Parlamento non arriva mai niente di serio. Mai!».

Quagliariello: Diritto di scelta ma no alle preferenze - «Il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, sul quale è incentrata l'iniziativa referendaria e al quale ha fatto oggi riferimento il presidente Berlusconi, non significa un mero ritorno alla pratica delle preferenze, che del resto in Europa esistono solo in Grecia». Lo ha dichiarato in una nota Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato.
«I sistemi elettorali - ha aggiunto - possono consentire che l'individuazione del candidato da parte dell'elettore sia molto più precisa, circoscritta e legata al territorio rispetto a quanto accade con la legge vigente, o che conviva con scelte operate dai partiti in modo trasparente».
«In ogni caso - ha concluso Quagliariello - il sistema che il Pdl individuerà non consentirà il ritorno a quelle pratiche per le quali in Italia la rappresentanza in Parlamento era monopolio di chi spendeva di più o si faceva sostenere da portatori di interessi non leciti».

Cicchitto: Piccoli collegi meglio delle preferenze - «Per modificare la legge elettorale nel senso di far intervenire i cittadini nella scelta non solo del premier e della coalizione, ma anche dei parlamentari è possibile ricorrere anche a modelli diversi dalle preferenze, come per esempio i piccoli collegi». Se ne è detto convinto il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto.
«È una questione - ha aggiunto- che richiede un serio approfondimento all'interno del Pdl, nella maggioranza, e nel confronto con l'opposizione anche perché non sempre le preferenze, come dimostra la storia, assicurano il miglioramento della rappresentanza in parlamento».

Briguglio: Ok alle preferenze ma chi ce la farà nel Pdl? - «Una volta tanto sono d'accordo col presidente del Consiglio sulla reintroduzione delle preferenze su cui insisto da tempo nella convinzione che rispetto alle liste bloccate sono un modello di pulizia. Ma sappia Berlusconi che i primi ostacoli a questo sua intendimento, speriamo sincero, li troverà nel Pdl dove moltissimi parlamentari 'nominati' sanno che con le preferenze non sarebbero mai eletti». Così il vicecapogruppo di Fli a Montecitorio, Carmelo Briguglio, commenta le affermazioni di Silvio Berlusconi sulla reintroduzione delle preferenze nella legge elettorale.
«Purtroppo è lo stesso premier ad averli abituati a conquistare il seggio dicendo sempre signorsì al capo e non a lavorare sul territorio per guadagnarsi il consenso», conclude Briguglio.

Napoli (Pdl): Le Preferenze culla di correnti di potere - «Le preferenze si ridussero a una con il referendum voluto da Mario Segni nel '93. Fu un successo straordinario, credo uno degli ultimi con quorum altissimo. Nasceva non solo da Tangentopoli, ma dal modo in cui la Dc era implosa, piegandosi su se stessa sotto il cancro divorante delle correnti. Erano le 'anime' della Dc, 'belle' quelle di sinistra solo perché partecipavano alla spartizione del potere lasciando che fossero altri a sporcarsi le mani». Lo ha affermato in una nota il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli.
«Le preferenze - ha aggiunto - sono state nel tempo generatrici di correnti alla costante ricerca di potere e molto poco di ideali. Poi sfaterei un luogo comune: qualcuno che abbia memoria del tempo che è stato, può forse sostenere che i parlamentari eletti con le preferenze non fossero parte del meccanismo partitocratico? Le teste di lista a cosa servivano se non da vetrina per indicare agli elettori i candidati su cui far convergere le preferenze? Per la legge elettorale non esistono ricette salvifiche. La prima e più importante condizione è ravvivare la dialettica dentro gli organismi di partito, da quelli periferici a quelli centrali, assicurando il massimo della trasparenza al confronto interno».
«Se poi per preferenza si intende il collegio uninominale, allora si apre un altro capitolo. Avendo però chiaro che tanto nel collegio quanto nella preferenza, il partito - è la conclusione di Napoli - ha sempre una parola decisiva».

Cesa: Il Pdl prende le distanze da Berlusconi, è Babele - «L'imbarazzata e repentina presa di distanze di diversi esponenti del Pdl dalle parole di Berlusconi a sostegno delle preferenze dimostra con chiarezza almeno due cose». Lo afferma, in una nota, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. «Prima di tutto che, al di là di tante chiacchiere, sulla legge elettorale come sul decreto sviluppo, il Pdl è una Torre di Babele in cui ognuno parla un linguaggio diverso. In secondo luogo, che in molti parlamentari del principale partito di maggioranza prevale la paura di non riuscire a sopravvivere alla prova delle preferenze. Prima di lanciarsi in proclami e aut-aut nei nostri confronti sulla legge elettorale, consiglio quindi al Pdl di fare chiarezza in casa propria e di portare, se ne è capace, una sola proposta seria in Parlamento perché l'Udc possa valutarla».