28 agosto 2025
Aggiornato 01:30
Dopo la sconfitta per un voto sul primo articolo del Rendiconto di bilancio

Stamani la Giunta, Berlusconi chiede la fiducia alla Camera

Il Premier è pronto alla «conta» ma l'opposizione è in trincea: non basta. Il Colle vigila, pronto a intervenire su richiesta di Berlusconi

ROMA - Giornata campale quella di oggi per il Governo Berlusconi, dopo la sconfitta per un voto in aula alla Camera sul primo articolo del Rendiconto generale di bilancio che mette a rischio la legge di stabilità dei conti pubblici, obbligo costituzionale del Governo. Alle 10 si riunisce a Montecitorio la giunta per il Regolamento - per presiedere la quale il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha annullato la giornata di incontri istituzionali a Milano - ed in quella sede si dovrà decidere se e come andare avanti, a fronte di una bocciatura che ha un solo precedente nel governo Goria che portò l'allora Premier Dc a rassegnare le dimissioni al Colle.

Mina costituzionale e parlamentare per il Governo - Precedente invocato senza esito a gran voce e in coro da tutte le opposizioni nella stessa aula di Montecitorio alla presenza dello stesso Berlusconi giunto appositamente per il voto alla Camera reduce dall' «incontro sincero fra amici» con Claudio Scajola, quando sul tabellone dell'aula si è materializzato quel risultato 290 a 290 che ha decretato la bocciatura del primo articolo di un documento di bilancio che in genere altro non è che una presa d'atto formale e consuntiva del bilancio dello Stato dell'anno precedente ma che la sconfitta parlamentare di un voto (assenti fra gli altri Tremonti, Scajola, Bossi, Scilipoti per un totale fra 26 e 28 di deputati della maggioranza in prevalenza Pdl e Responsabili) diventa una mina costituzionale e parlamentare per il Governo.

Berlusconi chiederà un voto di fiducia - Al termine di un vertice durato quasi quattro ore a Palazzo Grazioli da Berlusconi, Governo e gruppi di maggioranza hanno deciso di presentarsi questa mattina in giunta con una proposta di exit strategy dall'impasse parlamentare senza precedenti (che ha fra l'altro determinato la sospensione dell'analoga votazione cui si apprestava il Senato, posto che l'esame della legge di stabilità dei conti pubblici avviene in parallelo fra le due Camere proprio per ridurre al minimo la possibilità di sorprese di un voto considerato poco più che formalità) minimizzatrice. Pdl, Lega e Responsabili sosterranno in Giunta che, sotto il profilo procedurale, la bocciatura del primo articolo del rendiconto non preclude l'esame del resto del testo che quindi potrà proseguire. E che, sotto il profilo politico, la questione relativa alla sconfitta del Governo posta dalle opposizioni potrà essere sanata con un nuovo voto di fiducia che il Presidente del Consiglio è pronto a chiedere in aula alla Camera questa mattina stessa con probabile voto domani a 24 ore di distanza, come da regolamento di Montecitorio.

Una «chiusura rapida» di quello che Berlusconi, Bossi e Responsabili derubricano a «incidente», convinto il Premier che le assenze di ieri in aula (che fanno seguite a quelle che la scorsa settimana impedirono l'inizio del voto sulle intercettazioni in aula, ora rinviato sine die dalla stessa maggioranza e alla «fronda» che non rispettò nel segreto dell'urna l'accordo Pdl-Pd per portare Mattarella alla Corte Costituzionale) siano state il frutto di sciatteria e non scelta di sfiducia, destinato a ripetersi in un voto sulla tenuta del suo governo. Presupposto del voto di fiducia, però, resta la richiesta delle opposizioni di verifica. E stavolta i gruppi di opposizioni, almeno dalle prime reazioni notturne all'esito del vertice di maggioranza, non è detto che chiederanno loro la verifica parlamentare.

Opposizioni in trincea - Nella Giunta del Regolamento presieduta da Gianfranco Fini le opposizioni, dopo la nascita di Fli, sono in maggioranza e pronte a barricate in trincea. Quello è l'unico organismo parlamentare titolato a dire sì o no alla strada indicata dalla maggioranza. E' certo che in prima battuta Pd, Terzo polo e Idv legheranno la soluzione tecnica dello sblocco parlamentare sul rendiconto a una nuova richiesta di dimissioni di Berlusconi al Colle. Perché, ragionano diversi nel centrosinistra, altro è se in Parlamento Berlusconi ci arriva per richiesta del Capo dello Stato, altro se a chiedere la verifica siamo noi opposizione. Trattandosi nel primo caso più che nel secondo di occasione per far emergere definitivamente alla luce del sole anche nel voto i diversi no alla permanenza a palazzo Chigi di Berlusconi anche all'interno della maggioranza. Misurare cioè quei 'mal di pancia' che l'attivismo ancora ieri di Scajola (oltre a Berlusconi ha incontrato di nuovo Pisanu e prima di lui Formigoni e Alemanno) fa essere presenti e forti.

Il Colle vigila, pronto a intervenire su richiesta Premier - Il Quirinale, dunque, potrebbe essere chiamato di nuovo in campo a breve, se Berlusconi deciderà di consultarsi con Napolitano sul Governo secondo quella che sarà la decisione della Giunta. Ed è per questo che al Colle si parla di «vigile attesa» su quanto accadrà stamani a Montecitorio prima di ogni presa di posizione, «dovendo il Presidente della Repubblica astenersi da ogni intervento fino a che in Parlamento c'è una questione aperta».
Come a dire che Napolitano è pronto a fare la sua parte ma solo dopo e se Presidente del Consiglio e Governo o Parlamento dovessero formalmente chiamarlo in causa. Chi lo ha già fatto ieri, intanto, è stato il frequente gruppo di cittadini e turisti furiosi che si assiepa davanti l'ingresso principale di Montecitorio nelle giornate di via vai di big. Ieri lo stesso Napolitano era nel palazzo pochi minuti dopo la bocciatura in aula per il Governo per un convegno su Gaetano Martino. A sera, all'uscita dalla Camera dopo essersi informato con Fini sugli sviluppi («gli effetti politici del voto sono evidenti» ha dichiarato il Presidente della Camera«) e un breve colloquio con Berlusconi, presenti allo stesso convegno, Napolitano è stato accolto da applausi in piazza. E da un grido «Presidente salvaci, aiutaci tu».p>