Berlusconi mette in scena la pace con Giulio. Malumori Pdl
Su dl sviluppo coordinamento a Romani. Il responsabile di via XX settembre continua a sostenere che bisogna fare misure a costo zero, mentre il Pdl non è di questo avviso. Resta il nodo Bankitali
ROMA - Talmente plateale, da rendere praticamente inevitabili i retropensieri. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti si fanno vedere a braccetto alla Camera. Un arrivo «pubblicizzato» dai rispettivi entourage, un cornetto e un caffè alla buvette dopo il Consiglio dei ministri per dire ai giornalisti che si ostinano a parlare di aria di tempesta che il clima è invece di «assoluta concordia».
Dopo il faccia a faccia notturno di due giorni fa, il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia hanno deciso di riparlarsi e per farlo hanno preferito una saletta di Montecitorio piuttosto che una più discreta stanza di palazzo Chigi. Berlusconi e Tremonti si sono visti una prima volta, poi una seconda, poi ancora con Bossi, con il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio e, a turno, con una serie di ministri interessati dai dossier economici. A vigilare, sempre, il mediatore Gianni Letta.
E se è vero che durante il siparietto Berlusconi spiattella alle telecamere la ritrovata concordia, lo è altrettanto quell'accenno di Tremonti alle «diverse idee sui soldi». Ormai i motivi di tensione tra il resto del governo e il titolare dell'Economia non fanno che moltiplicarsi. Al centro delle lunghe riunioni alla Camera, infatti, c'è stata la questione della legge di stabilità e di quei tagli ai ministeri che hanno fatto salire sugli scudi molti esponenti del governo. E figurarsi se l'argomento non poteva finire al centro del vertice che il premier ha avuto a palazzo Grazioli con lo stato maggiore del Pdl. Il solito chaier de doleance contro un ministro che i suoi colleghi, di governo e di partito, considerano totalmente sordo alle loro esigenze. Tanto che alla fine sul dl sviluppo si è deciso di creare una sorta di coordinamento, affidato non al ministro dell'Economia ma a quello delle Attività produttive Paolo Romani, cui toccherà mettere assieme le idee per il provvedimento che è già slittato di qualche altro giorno e che dovrebbe vedere la luce intorno al 20. Domani si dovrebbe tenere la prima riunione di tale coordinamento, senza Tremonti. Voglio vedere cosa sono in grado di fare, sarebbe stata più o meno la reazione del ministro, secondo quanto riferito da fonti di maggioranza. Il responsabile di via XX settembre, d'altra parte, continua a sostenere che bisogna fare misure a costo zero, mentre il Pdl non è di questo avviso. E non lo è soprattutto il presidente del Consiglio che pretende un provvedimento «incisivo» e che durante lo sfogatoio di palazzo Grazioli non ha potuto far altro che appoggiare le critiche degli uomini Pdl ma ribadire che con Giulio bisogna trovare un modo per stare insieme.
Come se non bastasse, resta aperta la partita Bankitalia con Tremonti che non vuole rinunciare a Vittorio Grilli e che in questa presa di posizione si fa forte del sostegno della Lega e delle parole di Umberto Bossi. Nel Pdl tutti hanno esortato Berlusconi a mantenere il punto e sono convinti che alla fine il successore di Draghi non potrà che essere Fabrizio Saccomanni. Ma vista la situazione di impasse non è detto che il premier non si giochi la carta della rosa di nomi, nella quale qualcuno nelle ultime ore ha provato a inserire anche Giuliano Amato.
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