18 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Legge elettorale

Referendum, firme oltre il milione. Napolitano: «Cambiare la legge»

Il Presidente della Repubblica: «La necessità di un nuovo sistema elettorale è innegabile». La Lega: «Solo dopo le riforme». Udc: «Troppi danni da bipolarismo»

ROMA - Oltre un milione di firme, per l'esattezza 1.210.406 sono state depositate oggi in Cassazione per il referendum elettorale pro-Mattarellum. Nato in origine per bloccare il referendum Passigli che al Porcellum avrebbe sostituito un sistema più proporzionalista, (operazione portata a termine con successo grazie alla rinuncia esplicita dello stesso primo promotore), il quesito ha rimesso al centro del dibattito politico il problema di una legge elettorale per archiviare il cosiddetto porcellum attualmente vigente.

A sottolineare l'importanza del passaggio è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Non tocca a me fare nuove leggi, ma credo - ha affermato - che la necessità di un nuovo sistema elettorale sia innegabile». Il capo dello Stato ha messo l'accento sulle liste bloccate, forse l'aspetto più contestato della legge a suo tempo ideata dal ministro leghista Roberto Calderoli. Prima, ha ricordato, «c'era un vincolo forte, se l'eletto in Parlamento non mostrava di avere acquisito competenza, la volta successiva correva il rischio di non essere rieletto. Adesso pare non sia tanto importante fare bene in Parlamento, ma mantenere buoni rapporti con chi ti nomina».

La Lega nord formalmente condivide la necessità di una nuova legge, ma la vincola alla riforma costituzionale propugnata dal Carroccio ed elaborata dallo stesso Calderoli: dopo che sarà stato ridotto il numero dei parlamentari e varato il Senato federale, ha spiegato Federico Bricolo, presidente dei senatori leghisti, «a queste riforme collegheremo anche la nuova legge elettorale che dovrà essere costruita sul nuovo assetto dello Stato». Il referendum non piace per nulla a Pier Ferdinando Casini. «Discuteremo in Parlamento - ha detto ai cronisti il leader dell'Udc - della nuova legge elettorale per ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari. Il bipolarismo in Italia ha fatto danni inenarrabili, speriamo che si possa governare con più serenità con la nuova legge elettorale».

Accanto al dibattito politico sulla legge elettorale, il successo referendario ha scatenato anche una corsa a «metterci il cappello» da parte di vari esponenti di centrosinistra. Ieri il leader dell'Idv Antonio Di Pietro aveva annunciato per primo il sorpasso del milioni di firme, bruciando sul tempo il Comitato referendario. Oggi, dopo che il presidente del comitato referendario Andrea Morrone ha parlato di sforzo «corale» di Pd, Idv, Sel, Partito Liberale, Popolari (ex asinello) e Rete referendaria di Segni, «perchè nessuno da solo sarebbe stato in grado di farcela», a sottolineare la battaglia politica che accompagna il referendum sono arrivate, fra le altre, le dichiarazioni di Nichi Vendola, Pier Luigi Bersani e Romano Prodi.

Per l'ex premier del centrosinistra il successo della raccolta di firme «è un trionfo ed è il segno di un grande desiderio di cambiamento». Secondo Vendola «il referendum, il dare la parola ai cittadini, può diventare ora il grimaldello democratico per scardinare un sistema di potere, che ha in questo oscuro sistema elettorale uno dei suoi punti di forza». Bersani dal canto suo ci ha tenuto a ricordare il ruolo del Pd: «Non ci ho messo il cappello ma i banchetti per raccogliere le firme sì», ha sottolineato, guadagnandosi l'ironica reprimenda dell'ulivista Mario Barbi, che lo ha invitato a «lasciare il cappello sotto i banchetti» e ha sostenuto che «tanti democratici che hanno raccolte le firme contro il porcellum» lo hanno fatto «non perché sollecitati dal segretario» ma contro gli orientamenti del partito.