28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Dibattico sulla verifica parlamentare

Berlusconi a quota 317 ma teme il caso P4 e l'«inquietudine» di Maroni

Il Premier assicura: «Avanti fino a 2013». Con la paura di «trappole estive»

ROMA - Più che dell'avvertimento bossiano, «nulla è scontato in una verifica», Silvio Berlusconi teme il silenzio di Roberto Maroni. Le scosse di assestamento nel campo leghista, che mettono a rischio la tenuta della presidenza di Marco Reguzzoni nel gruppo padano della Camera, non rappresentano altro che il riflesso di quanto sta accadendo nella fila del Carroccio e dell'attivismo del ministro dell'Interno. E così, insieme alla soddisfazione per i numeri di una maggioranza che è tornata oggi alla Camera a scavallare 'quota 316', il Cavaliere vive queste ore con un pizzico di preoccupazione.

Siccome a volte alcune scene descrivono bene certe situazioni, vale la pena ricordare quella accaduta oggi al Senato. Il premier è riunito nella sala del governo di Palazzo Madama. Con lui discutono «a porte chiuse» Roberto Calderoli, Gianni Letta e Giulio Tremonti. Secondo alcune fonti si affrontano questioni tecniche, la tabella parlamentare della maggioranza in vista di un'estate tutta dedicata a importanti provvedimenti economici. Roberto Maroni arriva fin sull'uscio della porta della sala, con lui Renato Schifani. Solo che il secondo si unisce alla comitiva di Governo, mentre il responsabile dell'Interno torna indietro, senza neanche entrare.

I TIMORI DEL PREMIER - Non è un mistero, ripetono dal Pdl, che il Cavaliere conoscesse da tempo il contenuto dell'intervento del senatùr a Pontida. I due ne avevano discusso in aereo, pochi giorni prima del raduno leghista. Più che delle mosse di Bossi, il premier nei colloqui privati non nega di osservare con attenzione le mosse del responsabile del Viminale. Conversando oggi con una deputata alla Camera, il Cavaliere ha fotografato così il titolare dell'Interno: è «inquieto», ha detto. Sia come sia, Berlusconi esce comunque rafforzato dai 317 voti ottenuti sul dl sviluppo a Montecitorio. Eppure, fra l'inchiesta P4 e il fermento in casa padana, il premier teme che i mesi estivi possano dimostrarsi più caldi e complicati di quanto i numeri della maggioranza possano lasciare immaginare. Per questo pubblicamente assicura che il governo andrà avanti fino al 2013, ma in privato avrebbe espresso il timore che abbia i mesi contati.

L'INCHIESTA P4 - E, d'altra parte, in cima ai pensieri del premier sembra esserci anche il problema dell'inchiesta P4. Anche di questo ha discusso fino a tarda notte nel summit convocato ieri sera a Palazzo Grazioli. E sempre di questo, secondo alcuni parlamentari presenti in Transatlantico, avrebbero discusso brevemente a Montecitorio il Cavaliere, Ghedini e Stefania Prestigiacomo.
Preoccupato, così si è detto Berlusconi. Non per il contenuto, dell'inchiesta P4, ma perché ritiene possibile e anzi probabile un vero e proprio «stillicidio» di rivelazioni. Che il premier teme saranno date 'in pasto' alla stampa nei prossimi giorni. Una preoccupazione confermata dallo spettro che ormai aleggia nel Pdl, quello di nuove intercettazioni, quelle contenute sembra in oltre novemila pagine di trascrizioni ambientali.