La Lega «incassa la sberla» ma non può staccare la spina
Calderoli: «Berlusconi non rischia». Ma si pensa al dopo
ROMA - Troppo forte la «sberla», troppo anche per la Lega che vede fallire pure la strategia solitaria inaugurata in molti Comuni del nord. E allora meglio - in queste prime ore dopo il tracollo dei ballottaggi - mantenere la calma, mostrare ancora una volta lealtà all'alleato Silvio Berlusconi, assicurare che «si va avanti con questa squadra e con questo governo». Anche se con un «colpo di frusta» che raddrizzi la rotta dell'esecutivo verso approdi più graditi ai leghisti.
Forse perchè «c'è ancora mobilia da portare via», come avrebbe detto Umberto Bossi riferendosi all'alleanza con Berlusconi. E forse e soprattutto perchè un'alternativa ancora non c'è. In effetti la strategia che emerge dalle dichiarazioni di Roberto Maroni e Roberto Calderoli sembra essere proprio questa: avanti col governo Berlusconi, ma con un cambio netto di passo - negli auspici una vera e propria ipoteca leghista - marcando ancora di più la trazione padana dell'alleanza e puntando agli obiettivi cari al Carroccio. Ovvero riforme istituzionali e riforma del fisco che, per essere «vera», osserva Maroni, non potrà essere a costo zero. E se le parole di Maroni arrivano da Bucarest dove il ministro dell'Interno si trova proprio con il premier, quelle di Calderoli arrivano direttamente dalla stanza di via Bellerio dove il ministro ha vissuto il tracollo del centrodestra insieme al Senatur.
Quanto poi potrà durare questa strategia, sarà tutto da vedere. Nel Pdl c'è chi si fa poche illusioni: «A ottobre la Lega ci mollerà, a marzo si andrà al voto con una nuova legge elettorale». Nel Carroccio in pochi si sbilanciano oltre le dichiarazioni ufficiali dei big. Chi lo fa, ripete dubbi già espressi nelle ultime due settimane: «La base è nervosissima, e non c'è dubbio che l'alleanza con Berlusconi ci sta ammazzando elettoralmente». E poi l'idea di fare le riforme «con una maggioranza che si regge sui responsabili e con le opposizioni forti del risultato elettorale» lascia perplessi molti parlamentari del Carroccio.
La transizione soft resta dunque ancora in campo: aspettare che sia conclamata l'impossibilità di andare avanti con l'alleanza, e poi ragionare ancora nell'ambito del centrodestra ma con un nuovo premier. Perchè all'alleanza con il Pd ci credono in pochi: «Troppi diversi su immigrazione e sicurezza», osserva un deputato. E poi il potere negoziale del Carroccio con le opposizioni è diminuito dopo la 'sberla'. Ma sulla possibilità di andare al voto con questo format, la parola fine sembra averla messa Flavio Tosi: «Berlusconi avrà 76 anni...». Sia tra poche settimane, sia a novembre o sia ancora più tardi, la Lega insomma al dopo Berlusconi continua a pensarci. Il primo passo resta una nuova legge elettorale, che consenta al Carroccio anche le mani libere: difficile ottenerla con Berlusconi a palazzo Chigi.
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