18 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Mentre il PDL è in fibrillazione

Berlusconi «leghista»: Milano zingaropoli

I Ministeri al Nord e il rapporto con la Lega agitano il partito

ROMA - Come Umberto Bossi giovedì scorso: se vincerà Giuliano Pisapia, Milano «diventerà una zingaropoli», la «priorità» sarà costruire «una bella moschea» e la città sarà «la Stalingrado d'Italia», «insicura, caotica e disordinata». A dispetto dei proclami dei giorni scorsi sulla necessità di abbassare i toni, Silvio Berlusconi ricalca le dichiarazioni del leader leghista. Una scelta che un fedelissimo del premier, quasi rassegnato, spiega così: «Ormai vinciamo solo se i milanesi si spaventano». Berlusconi fa dunque suo uno dei cavalli di battaglia del Senatur, vista che l'altro fronte leghista, quello dei ministeri al nord, alimenta il nervosismo nel Pdl, preoccupato dallo strapotere leghista.

La scelta del premier, dopo l'invasione televisiva dei giorni scorsi, è quella del web: un videomessaggio ai milanesi, uno ai napoletani. In entrambi prevale più che la proposta di Moratti e Lettieri, la paura di Pisapia e De Magistris, quest'ultimo ribattezzato «il peggio del sistema politico italiano», esponente di una sinistra estrema, rivoluzionaria, inquisitoria, giustizialista». Il primo invece ancora accostato alle «bandiere con falce e martello che hanno riempito Milano».

Insomma, «l'ultima carta è quella della paura», riassume un dirigente pidiellino. Che descrive un partito e una maggioranza «ormai allo sbando, senza un obiettivo e quindi senza una strategia, che vive alla mezza giornata» e un Berlusconi ormai «privo di lucidità». Solo l'iceberg di quel «malcontento» che anche un ministro Pdl dà per sempre più montante nel partito, peraltro con la prospettiva che «se perdiamo a Milano e Napoli non ci sarà più alcun margine di recupero: scoppierà il governo».

Il rapporto con la Lega, raccontano infatti dai vertici del Pdl, rischia infatti in ogni caso di deflagrare: «Se si perde a Milano potrebbero far saltare tutto, ma se vinciamo sarà praticamente impossibile dire di no alle loro richieste». A partire dal decentramento dei ministeri: ieri il premier ha provato a depotenziare la richiesta leghista, ha spiegato che si tratterebbe solo di dipartimenti. La speranza, spiega una fonte Pdl, è quella di scavallare il ballottaggio e poi provare a far passare in secondo piano la polemica. Ma la Lega insiste: «Non è uno spot elettorale, non è un coniglio tirato fuori dal cilindro in vista del ballottaggio, è una proposta, completamente slegata dalla questione del ballottaggio, che la Lega sta elaborando da tempo», ribadisce Roberto Castelli.
Abbastanza per alimentare l'irritazione di Renata Polverini e Gianni Alemanno che avverte: «Il via libera di Berlusconi rappresenterebbe una rottura politica gravissima». Urge dunque un incontro con il premier, anche se Berlusconi proverà comunque a congelare la situazione, magari rinviando a dopo il ballottaggio il colloquio chiarificatore con i due amministratori romani.