Bossi rassicura Berlusconi, ma exit strategy è in campo
I dubbi del Senatur: da Milano al rilancio coi Responsabili
ROMA - Dopo l'avvertimento, le rassicurazioni. Umberto Bossi garantisce lealtà a Silvio Berlusconi, esclude che Giulio Tremonti o Roberto Maroni siano pronti a rimpiazzarlo, chiede anzi un «nuovo progetto» che rilanci l'azione del governo e continua a infondere ottimismo sul ballottaggio di Milano. Ma la realtà - spiegano diversi dirigenti della Lega - è ben diversa, con la exit strategy che resta in campo, seppur con mille cautele. Una partita, riassume una fonte autorevole, che «si gioca sul filo del rasoio».
Già nelle dichiarazioni del Senatur si ravvisano diversi indizi dei dubbi covati. Prima di tutto, neanche oggi Bossi dice chiaramente cosa succederà se Moratti dovesse perdere: «Vedrete che non succederà», ripete come un mantra ai giornalisti, evitando però accuratamente di dire che la Lega resterà con Berlusconi anche in caso di sconfitta. E poi, il leader leghista rimanda a Berlusconi il vero dubbio che che rischia di far saltare tutto il banco, ovvero il comportamento dei Responsabili: «E' quello che gli ho chiesto oggi - spiega -e lui è convinto». Appunto, «lui».
Perchè il timore della Lega, spiega un parlamentare del Carroccio, è restare vittima 'collaterale' della guerriglia dei Responsabili: «Non saltare al momento giusto giù da una nave che ormai sta imbarcando troppa acqua». Che sia possibile avviare davvero un «nuovo progetto» contando sui voti decisivi dei Responsabili è infatti una certezza che Bossi attribuisce al solo Berlusconi, avvertendo che «sono problemi che vanno affrontati adeguatamente». E che a Milano sia davvero possibile vincere, è convinzione poco diffusa: lo stesso Matteo Salvini, capofila leghista sotto il Duomo, riconosce che «abbiamo il 10% di possibilità».
Ecco allora che torna d'attualità la exit strategy. Del resto, anche nel 'cerchio magico' riconoscono che «da tempo il rapporto tra Bossi e Berlusconi si è logorato: dalla Libia in giù abbiamo dovuto ingoiare molti rospi». Solo che, è la convinzione dell'inner circle che circonda Bossi, «è difficile per noi individuare un'alternativa». Meglio allora provare a prendere tutto quello che ancora si può ottenere dall'alleanza con Berlusconi, a partire dal federalismo fiscale che oggi ha segnato un'altra tappa d'avvicinamento al traguardo.
Ma nell'area più governativa e istituzionale del Carroccio, le idee sono diverse - almeno nella tempistica - pur con la consapevolezza che la exit strategy dovrà essere attuata con estrema attenzione per evitare di far saltare anche tutte le amministrazioni locali rette da Lega e Pdl. Per esempio, dimostrando fino all'ultimo lealtà e massimo impegno per provare vincere a Milano; e aspettando magari che la situazione si logori ulteriormente per colpe non della Lega. Appunto, una partita «sul filo del rasoio». E che potrebbe vedere ancora una volta la sponda di Tremonti: oggi Bossi ha risposto sornione a chi gli domandava se il ministro dell'Economia potesse allentare i cordoni della borsa per ridare fiato al governo, «vediamo...». E la speranza di più di un leghista è che «con una nuova fase politica, Tremonti potrebbe mettere a disposizione risorse che ci rilancino anche in vista delle elezioni».
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