Consulta: Il mancato election day non ostacola voto
I Giudici dichiarano inammissibile il ricorso presentato dal Comitato acqua pubblica
ROMA - «In assenza di oggettive situazioni di carattere eccezionale», il mancato accorpamento dei referendum con le elezioni amministrative «di per sé non agevola, ma neppure ostacola, lo svolgimento delle operazioni di voto referendario e non è suscettibile di incidere sulle attribuzioni costituzionalmente garantite del comitato promotore». E' sulla base di questo principio che la Corte costituzionale - in un'ordinanza firmata dal giudice Sabino Cassese e depositata oggi in cancelleria - ha dichiarato inammissibile il ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato proposto dal Comitato promotore per il Sì ai referendum per l'Acqua Pubblica nei confronti del Consiglio dei ministri.
All'origine della richiesta di intervento della Consulta, la convinzione che il governo avesse fatto «cattivo uso del potere di fissazione della data del referendum, non avendone accorpato lo svolgimento - avevano argomentato i firmatari del ricorso - con le elezioni amministrative e compiendo così una scelta irragionevole che rivelerebbe un tentativo di elusione della richiesta referendaria e che contrasterebbe con il principio di buon andamento sancito dall'art. 97 Cost., in quanto arrecherebbe un notevole danno alle finanze pubbliche».
Un ricorso che i giudici costituzionali hanno bloccato nella prima fase, quella dell'ammissibilità, evidenziando comunque che alcuni rilievi «non introducono ostacoli che impediscono lo svolgimento delle operazioni di voto referendario e, quindi, non ledono le attribuzioni del comitato promotore costituzionalmente garantite dall'articolo 75 Costituzione».