19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Giornata della Memoria

Fini: Moro ci insegna che il confronto si basa su valori condivisi

«Paese spaccato necessita di nuove idealità e di una visione»

ROMA - «La lezione di Moro è preziosa anche per l'Italia di oggi. Lo è perché ci ricorda che il confronto tra soggetti politici portatori di istanze e storie diverse, deve sempre avvenire sulla base di valori ben radicati e soprattutto solidamente condivisi». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il convegno 'Moro e la fine della prima Repubblica' al quale intervengono Pier Ferdinando Casini, Paolo Franchi, Ciriaco De Mita, Arnaldo Forlani, Enzo Carra, Miguel Gotor, Virginio Rognoni, Giuseppe Pisanu, Guido Bodrato, presente il sottosegretario Gianni Letta.

Secondo Fini la lezione dello storico leader democristiano - a 33 anni dal suo omicidio - è preziosa «perché indica nel progresso della democrazia un traguardo comune a cui tutti devono tendere. E si tratta di un insegnamento quanto mai importante per un'Italia, come quella odierna, che ha bisogno di ritrovare una forte coesione nazionale, una rinnovata spinta riformatrice. I trentatré anni seguiti alla morte di Moro hanno visto, in vario modo e per motivi diversi, una risposta solo parziale e insufficiente all'ansia di rinnovamento e di riforma che ha percorso, e che continua a percorrere, il Paese».

«L'Italia ha raggiunto la democrazia dell'alternanza, ma con idealità affievolite - ha osservato il presidente della Camera - c'è l'impressione che con le ideologie siano finite anche le idealità, e con valori condivisi ancora incerti. I mass media e i sondaggi d'opinione tendono a rappresentarci un Paese spesso spaccato. In molti casi si tratta sicuramente di un'immagine enfatizzata ed esagerata, ma tali rappresentazioni segnalano comunque la necessità di elevare il tono del confronto democratico. Il problema della disarmonia tra politica e società rimane dunque un problema aperto, che va naturalmente affrontato con la cultura e la sensibilità che sono proprie della nostra epoca. Ma va affrontato anche con la consapevolezza storica e con la memoria del passato. La democrazia moderna non può vivere solo di pragmatismo e disincanto. Le forze della cultura e della politica devono riconquistare la consapevolezza che il governo dei processi sociali ha bisogno di essere sostenuto dalle passioni e dalle idealità dei cittadini e da una visione di lungo respiro da parte della politica».