24 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Mafia

Brusca accusa Berlusconi. Per il Premier «dichiarazioni incredibili»

Maggioranza fa quadrato. Pd: Chiarisca. E difende Mancino

ROMA - La maggioranza fa quadrato attorno al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, menzionato oggi da Giovanni Brusca nel quadro del processo al boss Francesco Tagliavia per la bomba di via dei Georgofili a Firenze. Il pentito di mafia ha detto che il premier e Marcello Dell'Utri erano estranei alle stragi del 1993, ma ha aggiunto che egli mandò Vittorio Mangano ad Arcore per fare al futuro presidente del Consiglio le stesse richieste che erano già state richieste all'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino.

«Ci accusano di cose incredibili - avrebbe detto Berlusconi commentando le dichiarazioni di Brusca durante un vertice mattutino di maggioranza a Palazzo Chigi - persino di avere responsabilità in fatti avvenuti in un periodo in cui non ero nemmeno in politica».

Per difendere il premier l'ex ministro Sandro Bondi ha diffuso una nota con la quale si domanda: «Chi ripagherà il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di accuse tanto ingiuste quanto dolorose, e chi sanerà il devastante danno all'immagine dell'Italia che certi teoremi hanno determinato?». Il ministro Gianfranco Rotondi definisce «esilarante» il «teorema» di Brusca. Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto mette in evidenza il fatto che Brusca «rileva che i riferimenti dei 'papelli' nel quadro di un tentativo di un compromesso fra la mafia e lo Stato riguardavano come egli dice il 'passato', cioè chi in quegli anni intendeva il potere dello Stato». Cicchitto definisce poi «singolare e inquietante» il fatto che «di queste dichiarazioni già rese molti anni fa al pm Chelazzi non si sia tenuto conto e anzi su di esse sia stato osservato il massimo silenzio».

Il Pd, per bocca di Walter Veltroni, va all'attacco: «Dopo le parole di Brusca è ancora più urgente e necessario che Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri vengano ascoltati dalla commissione Antimafia per fare piena luce», afferma l'ex leader democratico, che domanda «se è vero che Berlusconi è stato contattato dalla mafia attraverso alcune persone tra il '93 e il '94 occorre sapere da chi, con quali richieste e quali risposte diede e anche perchè non l'abbia riferito prima all'Antimafia». Il segretario del Pd Pierluigi Bersani chiosa: «La magistratura deve poter fare la sua parte, perchè mettere passi avanti è molto pericoloso e insidioso in casi come questi, serve cautela. Ma credo come Veltroni che la commissione Antimafia possa fare qualche passo in più per non lasciare nulla di oscuro e nebbioso alle nostre spalle».

Quanto a Mancino, è lo stesso ex ministro dell'Interno che in una nota definisce le parole di Giovanni Brusca «una vendetta contro chi ha combattuto la mafia». Mancino respinge le accuse: «Durante il mio incarico al Viminale lo Stato ha combattuto con decisione la mafia ottenendo notevoli risultati. Altro che trattative o ricevere papelli!». Difendono Mancino i vicepresidenti dei senatori del Pd, Nicola Latorre e Luigi Zanda, convinti che siano «incommentabili» le parole di Brusca, e il senatore Marco Follini, secondo cui la ricostruzione è «tanto velenosa quanto inverosimile».