27 agosto 2025
Aggiornato 20:00
PDL

Berlusconi: Vinciamo le amministrative, poi mi occupo del partito

Il Premier prova ad anestetizzare il subbuglio interno mentre gli ex Fi puntano il dito contro gli ex An: «Ridarò slancio»

ROMA - Non c'è soltanto la classica professione di ottimismo in quel Silvio Berlusconi che assicura «vinceremo le amministrative». Né è un caso se il concetto immediatamente successivo sia «ridarò slancio al partito». Il presidente del Consiglio sa che il Pdl è in subbuglio, in una specie di tutti contro tutti in cui gli ex Fi puntano il dito contro gli ex An (soprattutto dopo i casi La Russa e Corsaro), gli azzurri sono divisi tra di loro e in preda all'attivismo di Claudio Scajola, e i 'piccoli' cofondatori chiedono di avere il loro spazio nelle decisioni. Berlusconi spera che una vittoria elettorale possa ricompattare le truppe e rendere più semplice il make up che non potrà procrastinare oltre.

Rivedere la forma partito - Il presidente del Consiglio ha aperto il file durante il suo intervento alla convention degli ex Dc ed ex Psi confluiti nel Pdl. La loro richiesta al premier è chiara: superare lo schema del 70-30 tra ex Fi e ex An, non più applicabile - a loro giudizio - allo stato dell'arte del partito, vista anche la scissione dei finiani. All'incontro, organizzato all'Auditorium della Conciliazione, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, si è presentato ammettendo che bisogna «rivedere la forma partito» magari dando «la parola agli iscritti e agli eletti» per far «eleggere dal basso con i congressi provinciali, comunali ed eventualmente regionali, l'intelaiatura» del Pdl. Di superamento delle quote, ha promesso, si potrà parlare dopo le amministrative.

Le anime del PDL - Silvio Berlusconi, certo, si è ben guardato dall'affrontare direttamente la questione delle diverse anime del Pdl: dare l'immagine di un partito spaccato è una cosa che va contro i suoi precetti. Epperò, questa volta, ha dovuto affrontare la questione. Il Cavaliere ha premesso che nell'ultimo anno ha trascurato la creatura nata sul predellino perché ha dovuto occuparsi di altro. Ma poi ha promesso: «Vinceremo le amministrative» e poi «prendo l'impegno di fare riunioni, studi, approfondimenti per poi prendere decisioni ed arrivare ad una nuova organizzazione del partito che guardi al futuro con nuovo slancio».

In cosa si concretizzerà questo progetto è presto dirlo e, appunto, molto dipenderà dall'esito delle amministrative. Nell'area ex Forza Italia si va consolidando uno zoccolo duro (come dimostra una cena di nove ministri che si è svolta l'altra sera) che vorrebbe la fine del triumvirato Verdini-La Russa-Bondi e l'istituzione di un coordinatore unico. Lo stesso Verdini, d'altra parte e non a caso, aveva aperto a questa ipotesi in un'intervista qualche giorno fa al Corriere della sera. Possibilità che non si affaccia ora per la prima volta, ma che ha un paio di 'ostacoli': primo cambiare lo statuto del partito, secondo gli equilibri con la corrente ex An. Ma non solo, perchè l'eventuale coordinatore unico potrebbe essere anche il delfino designato e non è un caso se per entrambi i ruoli il nome più speso da Berlusconi sia quello del Guardasigilli, Angelino Alfano.

Il presidente del Consiglio deve poi anche sminare la potenziale bomba Scajola: l'ultima volta che si sono visti il Cavaliere si è impegnato a trovargli un ruolo ad hoc nel partito. Ma nel frattempo, alcuni boatos di Transatlantico danno l'ex ministro dello Sviluppo economico già proiettato sul dopo e con in tasca un accordo con Udc e Montezemolo. Per capire quale fermento vi sia nel partito, basta forse l'indiscrezione secondo cui lo stesso Napolitano sarebbe stato ancora recentemente informato di tentativi di esponenti della ex Forza Italia - si dice per ora senza esito - di convincere il presidente del Consiglio a farsi da parte.