16 aprile 2024
Aggiornato 07:00
A Montecitorio riunione dei parlamentari dell’Unione per il Mediterraneo

Frattini: «La comunità internazionale dovrà punire Gheddafi per i suoi atti criminali»

Gianfranco Fini: «Ho cercato il mio omologo a Tripoli per fermare i massacri, ma non ho avuto risposta». Calderoli: vanno aiutati ma a caso loro. Obama stringe i tempi. Oggi nuove proteste a Tripoli

ROMA - «Nessun dialogo potrà mai svilupparsi in presenza di gravi violenze e sistematiche violazioni dei diritti umani come quelle perpetrate dal regime libico» di Muammar Gheddafi. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo alla sessione plenaria dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo in corso a Montecitorio.

FRATTINI: DELL’OPZIONE MILITARE NON SI PUÒ PARLARE CON LEGGEREZZA - L'opzione militare in Libia «non credo sia da considerare con leggerezza»: è quanto ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenuto ai microfoni di Radio24, spiegando che per un eventuale intervento armato servirebbero comunque «mandati precisi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».
Il titolare della Farnesina ha ricordato «le parole molto chiare pronunciate dalla Lega Araba, che ha detto: 'gli occidentali non entrino con militari, con l'esercito, con le forze armate' in Libia». «Solo chi non conosce per niente il mondo arabo può parlare di azione militare con leggerezza», ha aggiunto Frattini.

FRATTINI: GHEDDAFI VA PUNITO - «Gli atti criminali commessi da Gheddafi e dal regime libico dovranno essere puniti dalla comunità internazionale» ha sostenuto Frattini, aggiungendo che le sanzioni già decise in sede Onu, Ue e dalla Lega Araba «dovranno portare a conseguenze serie per chi continua a violare i diritti basilari delle persone».

FINI: CI VUOLE UN PIANO MARSHALL PER IL SUD DEL MEDITERRANEO - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, guarda con favore alla risposta dell'Unione Europea alle tensioni che hanno sconvolto nelle ultime settimane il sud del Mediterraneo e, aprendo i lavori dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, sottolinea che essa è stata «priva di ogni velleità di ingerenza ed anzi ispirata esclusivamente da una volontà di cooperazione costruttiva e consapevole. Il nostro auspicio - ha detto Fini citando il prossimo vertice di Bruxelles sul Nord Africa, che si svolgerà venerdì prossimo - è che sia lanciato un Piano Marshall per i paesi della sponda sud del Mediterraneo».

GLI OPPOSITORI DEL RAIS NON SONO FONDAMENTALISTI ISLAMICI - «Inoltre - ha detto ancora Fini - i movimenti delle masse, che pure legittimamente rivendicano la dignità di ciascun popolo, non sembrano agitare i vecchi fantasmi del nazionalismo e del settarismo, né le più recenti ossessioni religiose dello scontro tra civiltà. La posizione assunta dagli Stati Uniti d'America con la presidenza Obama, simboleggiata dal discorso all'Università Al-Azhar del Cairo, ha senz'altro contribuito a migliorare i rapporti tra mondo islamico e mondo occidentale, con l'auspicabile messa ai margini del ricatto fondamentalista».

HO CERCATO IL DIALOGO CON TRIPOLI MA NON HO AVUTO RISPOSTA - Durante i lavori il presidente della Camera ha reso noto il tentativo di contattare e collaborare con il proprio omologo libico «perché in Libia cessasse la repressione e si aprisse il dialogo. Come era purtroppo scontato - ha detto Fini - non ho ricevuto alcuna risposta. Allo stesso interlocutore avevo in passato prospettato, senza alcun esito, l'eventualità di concordare forme di collaborazione interparlamentare, ferma restando la volontà di Tripoli di non aderire all'Unione per il Mediterraneo».

CALDEROLI: AIUTARLI, MA A CASA LORO - E' positiva la missione umanitaria dell'Italia in Libia decisa ieri in Consiglio dei ministri. Lo ha detto Roberto Calderoli a Mattino 5. «Da una parte ci sono le misure a livello del territorio ma è più importante la missione preventiva predisposta ieri in Cdm di andare ad aiutarli in casa loro» anche se «certo queste misure preventive non credo saranno le sole».

OGGI ATTESE NUOVE PROTESTE A TRIPOLI - Nel giorno in cui la Corte Penale internazionale ha aperto un'inchiesta per crimini contro l'umanità in Libia il presidente americano Barack Obama è tornato a chiedere a Gheddafi di lasciare il potere. Sul terreno, i ribelli ribadiscono il no a qualsiasi trattativa finché al potere c'è Gheddafi e il figlio del rais, Saif al Islam, spiega che l'aviazione ha bombardato Brega solo per costringere i ribelli a ripiegare. E' in partenza la missione umanitaria americana.

BARAK OBAMA STRINGE I TEMPI - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato di aver approvato l'impiego di apparecchi dell'aviazione militare statunitense per sgomberare parte dei cittadini egiziani fuggiti dalla Libia. «Il mondo intero continua a essere indignato per la violenza rivoltante contro il popolo libico» ha detto Obama durante una conferenza stampa alla Casa Bianca. «La violenza deve cessare. Muammar Gheddafi ha perso la legittimità a governare e deve andarsene».

GLI OPPOSITORI: NESSUN DIALOGO FINO A QUANDO C’E’ GHEDDAFI - L'opposizione libica che controlla Bengasi ha fatto sapere intanto che non intende negoziare con il regime di Tripoli fino a quando Muammar Gheddafi non lascerà la guida del Paese. Il Consiglio nazionale libico ha inoltre chiesto l'intervento straniero per fermare i raid aerei contro i rivoltosi, stando a quanto riferisce la Bcc. Intanto, a Tripoli alcuni abitanti hanno chiesto di tenere oggi nuove proteste contro il regime, dopo la tradizionale preghiera del venerdì.

LA MEDIAZIONE DI LEGA ARABA E CHAVEZ - A una mediazione pensano invece altre forze. La Lega Araba sta valutando da parte sua la proposta di mediazione internazionale alla crisi politica avanzata dal presidente venezuelano Hugo Chavez, rifiutata però «categoricamente» dall'opposizione.
Caracas aveva già reso noto che sia il governo libico che la Lega Araba erano «interessati» al progetto di mediazione internazionale: la proposta sarebbe stata discussa personalmente dal presidente venezuelano con il leader libico Muammar Gheddafi; Chavez ha inoltre criticato qualsiasi ipotesi di intervento militare internazionale in Libia, che costituirebbe a suo dire «una catastrofe».

NUOVI BOMBARDAMENTI SU BREGA - Sul terreno, ieri è stata battaglia a Brega. La città dell'est della Libia è stata fatta oggetto, nella mattina di un raid aereo dei militari fedeli a Muammar Gheddafi; nel primo pomeriggio, gli insorti libici hanno detto di aver catturato circa 100 uomini fedeli a Gheddafi. Secondo quanto dichiarato all'emittente britannica Skynews da Saif al-Islam i bombardamenti avevano lo scopo di far fuggire i ribelli e non di uccidere; le milizie fedeli a Gheddafi avrebbero peraltro il controllo del porto e della raffineria.