29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Berlusconi attacca NapolItano

«Se una legge non piace al capo dello Stato o al suo staff la rimandano indietro»

Il Premier se la prende anche con i Parlamentari: «Lavorano in 50-60». Ma la Lega insorge: «Evitiamo generalizzazioni»

«Se al capo dello Stato o al suo staff non piace una legge, torna indietro alla Camera e al Senato». E' quanto ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, alla Confcommercio di Milano, parlando dei poteri legislativi riconosciuti nel nostro ordinamento al governo.

STESSA COSA CON GIUDICI DI SINISTRA E CONSULTA - Berlusconi, dilungandosi nel descrivere l'iter di approvazione di una legge, ha sottolineato che il presidente della Repubblica può bloccarne l'approvazione. Al pari, sempre secondo il premier, «dei giudici di sinistra, ai quali se la legge non va la impugnano e poi la Corte costituzionale la abroga».

I PARLAMENTARI CHE LAVORANO VERAMENTE SARANNO NON PIÙ DI 60 - «In Parlamento ci sono 50, 60 persone che lavorano, mentre tutte le altre sono costrette a stare lì».
Ha detto Berlusconi. «Non si può stare dietro a duecento emendamenti al giorno, si sta lì, si fa del pettegolezzo e poi si segue il capogruppo. E' veramente uno spreco di energie e professionalità incredibile che bisognerebbe arrivare ad evitare», ha aggiunto Berlusconi dicendosi «sicuro che tutti gli italiani sarebbero d'accordo». Ma questo «è difficile farlo approvare dai parlamentari».

VOLPI (LEGA): EVITIAMO I LUOGHI COMUNI - Sul lavoro dei parlamentari vanno evitati luoghi comuni e generalizzazioni: i deputati leghisti «sono sempre i più presenti sia in Aula che nelle commissioni».
Raffaele Volpi, deputato leghista, replica così alle affermazioni di Silvio Berlusconi,
«Sulle parole del presidente Berlusconi che dice che i parlamentari che lavorano sono 50 o 60 - afferma Volpi - mi piace specificare che i 59 deputati della Lega Nord sono sempre i più presenti sia nel lavoro di Commissione sia nell'attività d'aula con costante e qualificata partecipazione comprovata per altro dalle statistiche ufficiali della Camera dei Deputati e dai verbali delle Commissioni. Può essere che parlando di quei 60 il Presidente del Consiglio si riferisse proprio a noi.

IL PREMIER: PER LA GIUSTIZIA SONO DISPERATO - Realizzare le riforme della giustizia sarà «normalmente difficile» perché «c'è un'opposizione non socialdemocratica ma abbiamo ancora i vecchi comunisti». E quiindi, «mi sento disperato, non so come finirà», si è lamentato il presidente del Consiglio.
«Però - ha aggiunto il premier - siccome ci sono 103 procedimenti avviati contro di me, c'è sempre un processo che interessa Berlusconi e quindi la sinistra dice che non si fanno le leggi per Berlusconi: non so come andrà a finire ma è normalmente difficile» perché c'è un'opposizione «che non è cambiata per nulla».

NE HO PIENE LE SCATOLE, MA RESTO PER IL 51% CHE MI VUOLE - «Ne ho piene le scatole, sogno di tornare a fare il cittadino privato. Ma siccome anche il 51% che mi stima penserebbe che ho disertato, e gli altri mi detestano fortissimamente, non posso finire la mia avventura umana, imprenditoriale e politica con un giudizio negativo del cento per cento degli italiani», ha sottolineato.

DAL PROCESSO BREVE RICEVEREI QUALCHE VANTAGGIO - Berlusconi torna a difendere il processo breve: «Serve un processo in tempi giusti come ci è stato più volte sollecitato anche dall'Unione europea - ha detto il premier - dal quale trarrei qualche beneficio essendo protagonista unico nella storia di tutti i tempi. Proprio per questo dicono che non si può fare».

DONADI (IDV): BERLUSCONI AMMETTE CHE E’ UNA LEGGE AD PERSONAM - «Berlusconi finalmente getta la maschera e ammette che il processo breve è una legge ad personam. Solo un irresponsabile come lui può pensare di approvare una norma che uccide la giustizia, estingue migliaia di processi e garantisce l'impunità a tanti criminali per avere qualche 'beneficio'». Lo afferma in una nota il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

SONO INTERCETTATO: DAL TELEFONINO SONO PASSATO AL FISSO - Il presidente del Consiglio ha ammesso di non avere un cellulare per le sue telefonate perché viene intercettato. Berlusconi, intervenendo a Milano al Palazzo Reale per la presentazione di una iniziativa del Pdl, ha detto: «Il presidente del Consiglio non ha neanche un telefonino, non perché non se lo possa consentire, ma perché è sottoposto a intercettazioni e allora ho preferito tornare indietro al telefono fisso». «Io - ha aggiunto - vi posso assicurare che non è un paese civile quello in cui non si può più parlare al telefono».

VENITE AL BUNGA BUNGA, MA VI AVVERTO: E’ NOIOSO - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, torna sul tema del «bunga bunga» e scherza con la platea riunita a Palazzo Reale. «Vi invito tutti al bunga bunga, c'è da bere, facciamo quattro salti e quattro battute, non c'è nulla di proibito. So che resterete delusi ma io vi ho avvertito».
Immediata la reazione della platea di sostenitrici che hanno applaudito urlando al premier «Silvio, Silvio».

ORLANDO (PD): BERLUSCONI INGRATO CON IL COLLE: LO HA SALVATO DA MOLTE BRUTTE FIGURE - «Le dichiarazione del presidente del Consiglio hanno dell'incredibile. Ed è sempre più difficile commentarle, tanto più quando sono lo strumento di aggressione nei confronti del presidente della Repubblica, il quale esercita in modo imparziale ed equilibrato le funzione che la Costituzione gli assegna, secondo uno spirito di leale collaborazione con il governo». Lo afferma Andrea Orlando, responsabile Giustizia del Pd a proposito delle affermazioni di Silvio Berlusconi nei confronti dei funzionari del Quirinale.
«Se non fosse per il capo dello Stato, infatti, Berlusconi e i suoi avrebbero accumulato un ulteriore numero di brutte figure - ricorda Orlando -. Anziché proseguire nei suoi sproloqui, Berlusconi dovrebbe ringraziare Giorgio Napolitano per come continua, nonostante le molte difficoltà, a difendere il prestigio delle nostre istituzioni in Italia e nel mondo».

FINOCCHIARO (PD): BERLUSCONI NON SA COSA SIA UNA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE - Il presidente del Consiglio deve smettere «di attaccare Consulta e Capo dello Stato». Lo dice in una nota Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito democratico.
La descrizione che il premier anche oggi ha fatto dei processi legislativi, delle regole democratiche che compongono l'iter che leggi italiane compiono e del lavoro e della funzione che svolgono, in questo, Consulta e capo dello Stato denota da un lato la sua ignoranza della nostra Costituzione e della nostra democrazia e dall'altro evoca, in maniera mistificatoria, una sorta di impedimento a governare che deriverebbe da norme e passaggi troppo pesanti».
Secondo l'esponente democratica «nelle parole del premier c'è la triste sintesi di un uomo che non sa che cosa sia una reale democrazia parlamentare e che ha fallito alla prova del Governo e addossa ad altri fattori la sua incapacità a guidare il Paese».

GIANMARCO: (PDL). OGNI OCCASIONE è BUON A PER DEMONIZZARE IL PREMIER - «La sinistra ha creato un assurdo clima di allarmismo, continuo a leggere dichiarazioni di esponenti dell'opposizione assolutamente fuori luogo e false, che strumentalizzano palesemente le parole di Berlusconi in merito al sistema scolastico italiano. Ogni scusa ormai è buona per attaccare e demonizzare il presidente del Consiglio e per alimentare sterili polemiche». Lo afferma in una nota Gabriella Giammanco (Pdl), componente della commissione Cultura della Camera.

PEZZOTTA (UDC): L’UNICA PREOCCUPAZIONE DI BERLUSCONI è IL SUO FUTURO - Le esternazioni del presidente del Consiglio - sottolinea Pezzotta - evidenziano più di qualsiasi discorso che le sue vere preoccupazioni riguardano ben altre questioni che con la libertà di insegnamento e la famiglia c'entrano come i 'cavoli a merenda' e che servono solo per cercare di recuperare dei consensi che in una parte del mondo cattolico ha perso. La strumentalità delle sue dichiarazioni è troppo evidente perché possa trarre in inganno. E' chiaro ormai qual è l'unica sua preoccupazione: garantire il suo futuro e questo gli fa dimenticare che il suo dovere è quello di curarsi di quello degli italiani, dei giovani.
Per favore non si faccia paladino della famiglia,dopo che in tanti anni di Governo ha fatto poco o nulla».
«Le dichiarazioni violente di questi giorni - insiste Pezzotta - rilevano la volontà di Berlusconi di alimentare lo scontro politico per salvaguardare se stesso.