26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Partito Democratico

Bersani offre una sponda alla Lega e chiede le dimissioni di Berlusconi

I leader del PD: «I Democratici sono pronti a ragionare sul federalismo con un altro premier»

ROMA - Il messaggio era stato mandato già diverse volte, nelle scorse settimane, ma riproposto nel giorno del rinvio a giudizio del premier assume un significato chiaro: Pier Luigi Bersani concede un'intervista alla Padania per dire che il Pd sul federalismo è disposto a ragionare, purché, è il sottotesto, il Carroccio si convinca a giocare una partita senza il Cavaliere. Insomma, il Pd chiede a Berlusconi di dimettersi e evoca le elezioni, ma contemporaneamente ribadisce alla Lega di essere pronto anche a scenari diversi da quello del voto: un modo per cercare di convincere Umberto Bossi e i suoi che sciogliendo il sodalizio con il premier la Lega avrebbe davanti a sé tutte le strade aperte. Una linea che condividono tutti nel partito, anche se poi guardando un po' più sul lungo periodo i distinguo sulla strategia sono ancora rilevanti e la minoranza veltroniana resta dell'idea che la 'santa alleanza' possa andare bene per una breve transizione, ma 'a regime' Fli e Udc devono stare dall'altra parte.

Rosy Bindi, a chi gli chiede se il Pd è disponibile a ragionare di federalismo anche in questa legislatura, magari con un altro governo, replica: «Per ora la pregiudiziale è che Berlusconi si dimetta. Una pregiudiziali da oggi ancora più cogente... Poi vedremo». A microfoni spenti, uno dei dirigenti del partito spiega: «Noi abbiamo ricordato alla Lega che se vogliono discutere sul serio, siamo disponibili; chiaramente se ne era parlato riservatamente con i vertici del Carroccio; e, tra le righe, gli diciamo che siamo disposti a confrontarci sul federalismo anche se nascesse un altro governo di centrodestra con un premier diverso da Berlusconi».

Per ora, ammettono al Pd, la Lega non sembra intenzionata a mollare il premier. Ma il rinvio a giudizio del presidente del Consiglio è destinato a cambiare le carte in tavola e non a caso Bersani ha scelto questo giorno per l'intervista alla Padania. Il segretario del Pd, del resto, vede gli ultimi sondaggi che danno un distacco ormai minimo tra le opposizioni e il centrodestra e può quindi giocare più carte: il Pd a questo punto non considera le elezioni una sciagura, come qualche mese fa, dal momento che un risultato almeno di parità sembra probabile e non è da escludere nemmeno una vittoria a sorpresa.
D'altro canto, non sarebbe facile per i democratici definire il quadro delle alleanze. Il rilancio di Nichi Vendola («Ok alla coalizione allargata al terzo polo, ma no a veti su Idv«) non semplifica la situazione, dato che Pier Ferdinando Casini non può accettare un accordo con Di Pietro.