5 giugno 2023
Aggiornato 16:00
Convention FLI

Fini sfida Berlusconi: «Dimettiamoci insieme, poi si vota»

Il leader di Futuro e Libertà duro sullo scandalo Ruby: «Siamo lo Zimbello dell'Occidente». La proposta alla Lega: «Federalismo costituzionale e legge elettorale, poi voto nel 2012»

MILANO - Considera il premier «zimbello dell'Occidente». E pensa che l'escalation in atto rischi di danneggiare non solo le istituzioni, ma anche il centrodestra dei prossimi dieci anni. Visto che Futuro e libertà intende costruire un Polo alternativo alla sinistra e accogliere anche i delusi del Pdl, Gianfranco Fini lancia proprio a Silvio Berlusconi la sfida: facciamo insieme un passo indietro, si torni alle urne. Sfida tanto ardita da prevedere, in alternativa, una proposta meno provocatoria e più politica, che ha come principale interlocutore l'ex alleato leghista che Fli mira a sottrarre al Cavaliere: federalismo costituzionale e legge elettorale, poi voto nel 2012.

Fli casa dei moderati - lontana dall'asse Berlusconi-Bossi e da quello Vendola-Di Pietro - che ha l'ambizione di incarnare quei valori di centrodestra «traditi» dal Pdl e di richiamarsi al popolarismo europeo, nasce a Milano con un'assemblea costituente caduta in giorni di aspro scontro politico-istituzionale. Fini non ignora la questione, e se da un parte loda il capo dello Stato per l'appello ad abbassare i toni, dall'altra parte cavalca i sentimenti antiberlusconiani sferrando una serie di duri attacchi al Cavaliere e al governo: «Occorre garantire ai magistrati di indagare», perché «la sovranità popolare non è immunità» e bisogna rispettare «la Costituzione e l'autonomia della magistratura» che «alcuni ministri» attaccano per «aizzare lo scontro». Senza contare che, a causa del caso Ruby, «siamo lo zimbello dell'Occidente». Preso atto del fallimento, Berlusconi sancisca che il patto dei cofondatori del Pdl è morto, decida di dimettersi contemporaneamente al Presidente della Camera e si torni alle urne. Sfida inaccettabile secondo lo stesso Fini, visto che Berlusconi è guidato dalla necessità di «restare a Palazzo Chigi».

Terminata la pars destruens, inizia quella construens (che non prevede Berlusconi). Meglio, Fini ufficialmente chiede al premier di «battere un colpo» di fronte alla proposta di cambiare l'assetto parlamentare introducendo un Senato delle Regioni, una grande riforma federale accompagnata dalla modifica della legge elettorale. Sollecita una risposta a Berlusconi, ma di fatto propone un'agenda di governo alla Lega e alle opposizioni. Liberi, tutti, dal Cavaliere e pronti a votare nella primavera del 2012.

Il resto sono sassolini dalla scarpe che Fini decide di togliersi dopo i macigni scagliati da Mirabello e Bastia umbra. E' l'unità d'Italia difesa timidamente da un Pdl che mira solo ad «assecondare» il Carroccio, ma anche il nuovo stop alla norma transitoria nel processo breve. Mitigati, questi affondi, dalla presa d'atto che - fallita l'operazione 14 dicembre - Berlusconi non va sconfitto attendendo l'esito dei processi, ma facendo politica e rilanciando il partito. Proprio quel partito uscito scosso da un durissimo braccio di ferro interno durato per l'intera tre giorni.