«Divisione incomprensibile, ma non ci sarà scissione»
Per il vicesegretario non c’è alternativa a Bersani. «Guardiamo a tutte le opposizioni»
ROMA - Una divisione incomprensibile, ma che sicuramente «fa male» al Pd. Tuttavia Dario Franceschini, che ieri è entrato ufficialmente nella maggioranza che guida i Democratici, esclude che la minoranza possa procedere alla scissione: «Nessuno di loro ha in mente di disfare il partito», dice in un'intervista a 'Repubblica'.
«Su cosa sarebbe questa spaccatura nel Pd non l'ho capito. Ho il sospetto che non sia un problema di linee ma di ruoli», osserva Franceschini in un'intervista a La Repubblica. Nella direzione di ieri, però, «c'è stato un punto di chiarezza per fare capire ai dirigenti, ai quadri, al Paese quale è la strada che il Pd decide di imboccare».
CI VOLEVA PIÙ RESPONSABILITA’ - E poi «la minoranza è passata dall'annuncio di voto contrario alla non partecipazione al voto, e questo è stato sicuramente un passo avanti. Ma in un momento come questo sarebbe stato un atto di responsabilità un voto unitario anche perché non si è vista una linea alternativa a quella scelta. Non capisco questa divisione che ci fa così male». Ma Franceschini esclude il rischio scissione: «Sono tutte persone, a cominciare da Veltroni, che hanno voluto il Pd come obiettivo della loro vita politica. Nessuno di loro ha in mente di disfarlo, ne sono certo».
UN APPELLO CHE VADA DA FINI A VENDOLA - Per Franceschini, comunque, resta valida la linea del segretario Bersani: il Pd «deve rivolgersi a tutte le opposizioni da Fini e Casini a Vendola e Di Pietro per capire quale iniziative comuni ci possano essere in Parlamento e quando sarà il momento per ragionare di possibili alleanze. Non potranno che essere costruite con le forze che condividono una proposta riformista di cambiamento».